La denuncia dei comitati territoriali e dei medici della provincia di Taranto: Emiliano incontraci!

Di seguito il testo del documento diffuso per la Conferenza Stampa indetta dai Comitati della provincia di Taranto: Beni Comuni Taranto, Vigiliamo per la Discarica – Grottaglie, Comitato No al raddoppio dell’Inceneritore – Massafra, ISDE – Medici per l’Ambiente, Comitato Madre Terra – Massafra, Attiva Lizzano, Comitato Territorio Bene Comune – San Marzano, Gaetano De Monte, giornalista

La denuncia dei comitati territoriali della provincia di Taranto e dei medici:

Stop discariche e inceneritori. Fermare nuove autorizzazioni. Situazione sanitaria drammatica. Il presidente della Regione Puglia intervenga.

Siamo comitati territoriali che si prefiggono lo scopo di difendere e tutelare il proprio territorio in considerazione degli effetti provocati dalla presenza di numerose discariche e inceneritori. Siamo medici impegnati da anni nella difesa dell’ambiente, nella promozione di un diverso modello economico che possa prevenire patologie e rischi sanitari. Siamo i cittadini informati e consapevoli della bomba ecologica nascosta nei pur suggestivi paesaggi della provincia di Taranto. Nella città delle industrie che producono “malattie e morte”, a ridosso del suo circondario, a est come ad ovest, gli impianti di smaltimento rifiuti autorizzati, via via “ampliati”e “raddoppiati” dagli enti territoriali competenti – da oltre quindici anni a questa parte – non si contano più.

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Impianti Cisa tra Massafra e Statte

A Massafra, cittadina di cui è sindaco l’attuale (ancora per 5 giorni) presidente della Provincia di Taranto, Martino Tamburrano. esiste una discarica di rifiuti urbani esaurita di proprietà della Cisa, un’altra discarica di rifiuti urbani sempre della Cisa, ancora in esercizio a servizio per gli RSU della provincia di Taranto che giungono nell’impianto di trattamento meccanico biologico finalizzato alla produzione di CSS. Sempre a Massafra, adiacente alle discariche, l’inceneritore “Appia Energy” in cui vi è anche la Cisa a servizio degli impianti di TMB della Regione Puglia. Lo stesso inceneritore per cui si attende a breve la decisione del Consiglio di Stato sul raddoppio (considerato comunque certo in base all’intesa Stato Regioni sull’art 35 dello “Sblocca Italia”). Sempre nel comune di Massafra, diventato negli ultimi anni lo “sversatoio” di rifiuti solidi urbani dei 29 comuni della provincia di Taranto, è in corso di autorizzazione la realizzazione di una piattaforma per lo stoccaggio e il trattamento di rifiuti liquidi non pericolosi ed inoltre è attualmente in corso anche la procedura per un nuovo impianto di incenerimento fanghi, richiesta presentata dalla S.T.F. Puglia S.r.l. A qualche metro di distanza dalle discariche Cisa di Massafra, ma in territorio del comune di Statte si trova un’altra discarica di rifiuti Speciali gestita dalla Cisa, in cui vengono smaltiti anche i rifiuti urbani provenienti dalle altre province pugliesi.

 

A qualche chilometro di distanza sempre a Statte c’è la discarica di rifiuti speciali tra le più

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Impianto Italcave tra Statte e Taranto

grandi in Europa, Italcave. Anche per questo gigantesco impianto è in corso una procedura per il raddoppio del sito che attualmente raccoglie oltre ai rifiuti speciali, i rifiuti urbani dalle altre province con deroghe sui quantitativi massimi da smaltire da oltre un anno e mezzo! La discarica sorge dove prima vi era una cava e attualmente Italcave, coltiva tre distinte cave di calcare adiacenti di cui ne sta chiedendo l’ampliamento. Sempre nel territorio di Statte, a 2 km circa dall’ospedale nord, c’è la Cemerad, il capannone abbandonato, tra le case, contenente anche fusti di rifiuti radioattivi ancora in attesa di bonifica. A ridosso delle gravine c’è anche un vecchio inceneritore Amiu di rifiuti “tal quali” al servizio della città di Taranto, più volte sospeso per le emissioni inquinanti, divenuto di interesse strategico per l’art. 35 dello “Sblocca Italia”, per il quale è previsto l’ennesimo revamping dal valore di 8 milioni di euro, di cui circa 4 milioni pubblici!

 

hidrochemicalTaranto, il Comune capoluogo, lo è anche degli impianti. Si contano: la piattaforma polifunzionale per stoccaggio, depurazione e smaltimento di rifiuti liquidi pericolosi, ad alto carico organico (che fa parte dell’agglomerato portuale) gestita da Hidrochemical Service che ha ricevuto anche i rifiuti provenienti dagli impianti ENI in Basilicata; sito per cui è stata appena prorogata l’autorizzazione integrata ambientale, (AIA), fino al 2021. Sempre marchiato Hidrochemical, c’è un altro impianto di stoccaggio preliminare di rifiuti liquidi e solidi, anche pericolo

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Discariche Ilva

si, ubicato lungo la via per Statte, al Km 2. Lì a due passi ci sono anche le discariche Ilva, autorizzate con Decreto Legge e non con il normale procedimento autorizzativo, su cui pesa un capitolo del processo giudiziario in corso nei confronti delle attività del siderurgico ILVA.

 

A circa venti chilometri da Taranto in un’area pari a circa 18 km quadrati, ma in isola amministrativa del capoluogo, si trova la discarica Vergine (a poche centinaia di metri dalle prime abitazioni di Lizzano, Fragagnano, località Palombara), tutt’ora sotto sequestro e che giusto qualche mese fa ha rischiato di riaprire, per volontà dell’ente Provincia che, nonostante l’AIA scaduta, aveva visto con favore la richiesta di voltura per continuare l’attività di discarica da parte della Lutum Srl società controllata dalla Cisa. Operazione, questa, momentaneamente bloccata, dalle proteste dei comitati della provincia orientale e dal faro puntato da alcune inchieste giornalistiche. Accanto a questa vi è la precedente discarica

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Discarica Vergine nei pressi di Lizzano

 per rifiuti speciali che ha causato gravi, riconosciuti, problemi sanitari, nelle popolazioni (anche tra i bambini) comprese tra cinque comuni dell’area orientale (Lizzano, Fragagnano, Roccaforzata, Monteparano e Faggiano), cioè la Discarica Vergine di località Mennole, chiusa e mai bonificata, autorizzata nonostante le vicine discariche incontrollate che hanno accolto migliaia di tonnellate di rifiuti da ogni dove e di tipologia sconosciuta fin dall’inizio degli anni 70.

 

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Discariche tra Grottaglie e San Marzano

Ma non è finita. Perché nel territorio di Grottaglie, al confine con San Marzano di San Giuseppe, a circa 1,5 km dal Santuario rupestre Madonna delle Grazie, è ubicato l’enorme impianto di Discarica III lotto aperto nel 2008, gestito attualmente da Linea Ambiente s.r.l., già Ecolevante s.p.a., e in un futuro probabilmente da A2A. Anche per questa discarica di rifiuti speciali è stato chiesto il raddoppio, in sopraelevazione fino a 16 metri di altezza, oltre alla richiesta di “ampliamento” per circa 30 ettari di una cava (di circa 5 ettari) adiacente alla discarica. Anche il III lotto, che dovrebbe esaurirsi nel 2017, raccoglie i rifiuti solidi urbani provenienti dalle altre province pugliesi. Separati dalla SP Carosino-Francavilla i primi due lotti della discarica Ecolevante s.p.a., in copertura provvisoria, in attesa di bonifica. Adiacenti al I e II lotto, le cave, gestite da Castelli s.r.l.

 

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Impianti di Trattamento/Smaltimento rifiuti a Manduria

Spostandoci verso Manduria, la discarica gestita da privati sorta in località “Li Cicci” esaurita e non bonificata all’interno della quale tuttora è presente un lago di percolato e fuoriuscite di biogas, con forti rischi di incendio, già avvenuti negli anni scorsi. Accanto ad essa, c’è la discarica di contrada “La Chianca”, non operativa dalla fine del 2013 ma che è in possesso di autorizzazioni ambientali rilasciate nel 2012 e 2013, per trattamento meccanico biologico finalizzato alla produzione di CSS, discarica in sopraelevazione, piattaforma rifiuti differenziati e un nuovo impianto di digestione anaerobica per l’organico.

impianti dicariche Castellaneta
Discariche a Castellaneta

Tornando nella provincia occidentale, a Castellaneta, il presidente della Provincia Tamburrano ha dichiarato che “è pronta a ripartire una discarica per gli RSU”. Sarebbe interessante capire dove, visto che a Castellaneta c’è la discarica “Ciulli”esaurita e non bonificata.

 

Più volte, sia la magistratura antimafia, che la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti della XVI legislatura hanno descritto come drammatica la situazione in provincia di Taranto, paventando il rischio in tutta la Puglia di infiltrazioni della criminalità organizzata.

Il presidente Emiliano alla stampa ha dichiarato che: “non ci sarà bisogno di ampliare discariche o di costruire inceneritori, l’allarmismo sorto in provincia di Taranto è ingiustificato”, anche se è la stessa intesa Stato-Regioni sull’art.35 dello Sblocca Italia, che ha decretato un potenziamento in totale di ulteriore 70 mila tonnellate annue di rifiuti da bruciare tra gli impianti di incenerimento attualmente esistenti in Puglia, di cui 4 su 6 si trovano in provincia di Taranto e ci chiediamo se non siano uno o più di questi quattro ad avere un prossimo aumento di capacità da incenerire.

Per quanto riguarda gli impianti di organico si segnala che i 4 impianti di trattamento della Forsu, senza contare quello di Manduria La Chianca già autorizzato ma non ancora in funzione, in provincia di Taranto, Amiu Taranto, Eden 99 a Manduria, Aseco a Ginosa e Progeva a Laterza, sono stati autorizzati per un quantitativo di trattamento di organico, ma anche fanghi, di gran lunga superiore al fabbisogno provinciale per cui già attualmente ricevono organico da altre province.

DGR soldi a Taranto-RifiutiVi sono poi molti dubbi in merito alla destinazione di 15,4 milioni di euro stanziati dalla Regione nel febbraio 2014, destinati agli impianti in provincia di Taranto, sia per i TMB di Manduria e Massafra, sia per gli impianti e servizi a favore del Comune di Taranto di cui l’ATO, e in parte minore Amiu, sono i soggetti attuatori. La totale mancanza di trasparenza da parte dell’ATO di Taranto, rappresentata da tutti i sindaci della provincia, che tra l’altro hanno abrogato all’unanimità la possibilità di uno sportello per il pubblico, atto a consultare e informare la cittadinanza sulla delicata questione del ciclo dei rifiuti in provincia, non fa che aumentare i dubbi. Con l’avvicendamento a capo dell’OGA del Presidente Ippazio Stefano, sostituito dal nuovo Sub-Commissario Ippazio Stefano, ci chiediamo quali miglioramenti si sperano visto che si tratta della stessa persona che fino ad ora ha detenuto il coordinamento dell’ATO della provincia di Taranto.

dati pugliaLa Puglia è una Regione che non adeguandosi alle Leggi in materia di rifiuti, in quanto non raggiunge il 65% di raccolta differenziata che avrebbe dovuto raggiungere entro il 31 dicembre 2012, vive in costante emergenza a danno soprattutto della provincia di Taranto dove l’amministrazione provinciale ha autorizzato un numero di impianti di gran lunga superiore al proprio fabbisogno territoriale. Basti pensare che oltre 1,12 milioni di tonnellate di rifiuti (urbani e speciali) sono stati smaltiti in Produzione Rifiuti Puglia per provincia Anno 2014  - Beni Comuni TarantoSmaltimento Rifiuti Urbani in Puglia per provincia anno 2014  - Beni Comuni TarantoSmaltimento Ru e RS in discariche in prov. di TA che hanno preso entrambi i titpi di rifiuti anno 2014  - Beni Comuni Tarantoprovincia di Taranto nel solo 2014 e probabilmente tale cifra è destinata ad aumentare. Di questi, 618.982 tonnellate sono di rifiuti urbani smaltiti, mentre solo 205.000 (1/3) sono quelli prodotti dal territorio tarantino. In merito allo smaltimento dei rifiuti provenienti dalle altre province, dove i sindaci, consiglieri regionali, parlamentari sono uniti e compatti nel chiedere che i conferimenti in provincia di Taranto continuino con il ricorso alle deroghe per almeno altri 18/24 mesi, i sindaci, consiglieri regionali e parlamentari del tarantino rispondono con il silenzio.

Nella convinzione, invece, che le le decisioni relative allo smaltimento dei rifiuti dovrebbero essere improntate in un’ottica di trasparenza e di partecipazione in quanto gli effetti ricadono sulle popolazioni che abitano i territori, qui ed ora, come soggetti da anni impegnati nella tutela del territorio e nella difesa della salute, noi, come cittadini adulti, prendiamo parola. E ci chiediamo, ad esempio: tutti gli impianti hanno una fideiussione? Quante sono le fideiussioni attualmente in esercizio, a quanto ammontano singolarmente? Chiediamo la mappatura dei siti chiusi (anche nei decenni precedenti) o in post gestione, la loro messa in sicurezza e bonifica. Esigiamo chiarezza sui nuovi siti di Castellaneta e Manduria. Chiediamo con insistenza che gli studi sulla situazione sanitaria dell’intera provincia vengano presi in considerazione nell’ambito delle decisioni inerenti ogni impianto di trattamento/smaltimento rifiuti esistenze o proposto. Chiediamo l’istituzione del registro di malformazioni lievi in accordo con neonatologia e il registro degli aborti spontanei. Chiediamo una modifica alla legge regionale (L.R 21/2012) sulla valutazione di danno sanitario, attraverso l’inserimento di tutti i siti di trattamento e smaltimento rifiuti soggetti ad AIA della provincia di Taranto. Che siano condotte da parte dellArpa, monitoraggi periodici con pubblicazione dei risultati (on line) delle acque di falda e nei terreni circostanti. Chiediamo che non si assista più all’orrore di efficacia di norme che prevedono di “bonificare” le cave con il riempimento di rifiuti! Pretendiamo, quindi, che né le cave in esercizio né quelle che verranno autorizzate possano essere in futuro ricolmate con rifiuti. In coerenza, che siano abrogate le eccezioni previste nelle norme transitorie del PPTR. Chiediamo la sospensione delle deroghe ai limiti di conferimento in discarica e di eluato dei rifiuti. Che nessun parere favorevole sia dato ai procedimenti autorizzativi in corso, sia per i nuovi impianti, che per ampliamenti e raddoppi. Chiediamo il ripristino dello sportello per il pubblico, abrogato dai sindaci con la prima delibera ATO Taranto del 2015 ( ex art.5 del regolamento) e che sia garantita la trasparenza degli atti on line a norma del d.lgs. 133-2012. Chiediamo la modifica del piano regionale dei rifiuti nell’ottica dell’economia circolare sul principio di Rifiuti Zero e la modifica degli impianti di TMB attualmente finalizzati per produrre CSS, per farli diventare “fabbriche dei materiali”. Per tutti questi motivi e per altri ancora, chiediamo che siano ritirate le deleghe alle Province in materia di autorizzazione per impianti di rifiuti; che le stesse siano messe in capo alla Regione (modifica L.R. 11/2001 e 17/2007); contestualmente chiediamo l’abrogazione della legge regionale 14/2015 che permette i conferimenti dalle altre province previa accordo con i gestori privati. Infine, chiediamo con urgenza un incontro al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, da tenersi in provincia di Taranto, al fine di confrontarci sulla pianificazione del ciclo dei rifiuti e della tutela al diritto alla salute nei nostri territori. Siamo anche noi Puglia. E viviamo un’altra emergenza, quella sanitaria, appunto. Siamo anche noi Europa. Nella provincia più gravata dallinquinamento industriale, attualmente sono in corso diverse procedure per autorizzare nuovi impianti di trattamento/smaltimento di rifiuti urbani e speciali, “giustificati” dallemergenza. Un’emergenza che non può chiedere di “sacrificare” alcuni territori (e alcuni cittadini) a vantaggio di altri (cittadini), mentre le raccolte differenziate in Puglia sono ancora a percentuali bassissime e illegali. Speriamo di avere con questo documento dimostrato che l’allarmismo in provincia di Taranto è più che giustificato. E vogliamo con forza spiegarlo anche al presidente Emiliano, affinché dimostri nei fatti, da subito, che non c’è bisogno di ampliare discariche o di costruire inceneritori.

Beni Comuni Taranto

Vigiliamo per la Discarica – Grottaglie

Comitato No al raddoppio dell’Inceneritore – Massafra

ISDE – Medici per l’Ambiente

Comitato Madre Terra – Massafra

Attiva Lizzano

Comitato Territorio Bene Comune – San Marzano

Gaetano De Monte, giornalista

 

CONFERENZA STAMPA RIFIUTI: Comitati della provincia di Taranto.

CONFERENZA STAMPA

Basta ampliamenti, nuove discariche, inceneritori

e cave che diventeranno discariche

La situazione nella provincia di Taranto è davvero allarmante e le recenti “emergenze” stanno consentendo ai rifiuti urbani delle province di Brindisi, Bari e Lecce di esser smaltiti nelle discariche private del tarantino, già sedi dello smaltimento di rifiuti speciali provenienti da tutta Italia e in procedura di raddoppio e/o di voltura. Inoltre sono attualmente in corso richieste per nuovi impianti di trattamento e incenerimento di rifiuti speciali. Le associazioni e comitati che seguono da anni il tema dei rifiuti Beni Comuni Taranto, Vigiliamo per la Discarica – Grottaglie, Comitato No al raddoppio dell’Inceneritore – Massafra, ISDE – Medici per l’Ambiente, Comitato Madre Terra – Massafra, Attiva Lizzano, Comitato Territorio Bene Comune – San Marzano, chiedono di incontrare con urgenza il presidente Michele Emiliano.

Il documento che sarà diffuso nel corso della conferenza spiega le ragioni di un tale preoccupante allarme. Si invitano testate giornalistiche e tv locali, associazioni ambientaliste e quanti hanno a cuore la salute e la tutela del territorio

TARANTO – LUNEDÌ 30 MAGGIO h 10,30

Libreria Gilgamesh, via Oberdan 45

BUS Gratuiti? Il Diritto alla Mobilità.

Cosa è il diritto alla mobilità? Gratuito a Taranto è impossibile?  Proposte per una Taranto diversa.

Diritto alla libera circolazione

mobilità bene comuneIl “Diritto alla Mobilità” inteso come “libertà di circolazione” è sancito dalla nostra Carta Costituzionale all’art.16 e anche della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea all’art.45. Inoltre  l‘art.13 della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sancisce al primo comma che “Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento (…) entro i confini di ogni Stato”. Tuttavia occorre specificare che in Italia tale principio è costituzionalmente subordino alle esigenze di “sanità” e “sicurezza” ed è inteso come la possibilità di muoversi liberamente senza restrizioni. E’ importante ribadire che il Diritto si realizza nel momento in cui tutti, soprattutto le fasce di popolazione più disagiate ed economicamente svantaggiate, possono circolare liberamente e ciò può avvenire per mezzo di servizi pubblici che sono tali proprio perché il loro esercizio comporta una responsabilità collettiva. In conseguenza, il trasporto pubblico locale dovrebbe esser considerato come un servizio che ha come compito quello di eliminare le disparità sociali dando uguali opportunità per raggiungere i luoghi nel proprio comune, quali ad esempio, d’istruzione, di salute, di lavoro ai cittadini meno abbienti, che difficilmente possono sostenere il costo della mobilità privata per recarsi sul luogo di lavoro, per raggiungere l’istituzione scolastica oppure per usufruire dei servizi legati alla salute. Avendo queste caratteristiche, quindi, il “diritto” dovrebbe esser garantito a tutti attraverso l’erogazione di contributi da parte delle Amministrazioni e non attraverso il concetto del “chi consuma paga” che invece è proprio dei servizi a mercato.

 TPL (Trasporto Pubblico locale) Gratuito

La città di Tallin in Estonia nel 2013 ha iniziato a fornire un servizio di Trasporto Pubblicoestonia-tallinn-bus-fpt Locale Gratuito a tutti i cittadini residenti non solo per esigenze legate a soddisfare il Diritto alla mobilità ma anche perché questa iniziativa è stata intrapresa per raggiungere diversi obbiettivi fondamentali per una città moderna e intelligente (Smart City) come la diminuzione del traffico, che è causato soprattutto dai mezzi privati (che in una grande città di circa 430 mila abitanti generano molti problemi) e contestualmente una riduzione delle emissioni di CO2. I risultati sono stati incoraggianti e hanno portato benefici sociali in quanto la gratuità del servizio non solo ha permesso una migliore accessibilità alla città ma anche favorito l’utilizzo del mezzo pubblico agli abitanti dei quartieri “popolari” che da sempre tpl1-680x365abitano lontano dal centro urbano. E’ ovvio che tale risultato con il solo TPL gratuito non si sarebbe raggiunto se non si fossero attuate politiche atte a scoraggiare l’uso del veicolo privato con l’istituzione di corsie preferenziali per i bus, il divieto d’accesso in alcune zone alle auto, il contestuale aumento dei costi dei parcheggi e un nuovo e più confortevole parco mezzi che ha garantito puntualità nel servizio del Trasporto Pubblico Locale. L’accesso al servizio del TPL gratuito di Tallin è possibile solo per i residenti ai quali viene fornita, sotto cauzione di un paio di euro, una tessera. Tutti gli altri, turisti compresi, devono invece acquistare un biglietto. Tallin non è l’unica città ad erogare un servizio di TPL gratuito, ma è la prima grande città, una capitale d’Europa, a farlo (oltre 400 mila abitanti).

Ma a Taranto quanto costerebbe il servizio gratuito sulle normali corse urbane? amat busInnanzitutto bisogna sfatare la diceria che oggi il Trasporto Pubblico Locale si regga con il criterio del “full recovery cost”, cioè con gli “incassi” del costo del biglietto. Ciò oggi non è possibile e non lo sarebbe se non con un vertiginoso aumento di costi dei biglietti e con una contestuale diminuzione degli investimenti e taglio di forza lavoro. Infatti attualmente il servizio di TPL in Italia è per buona parte già finanziato dallo Stato (ma anche dalle Regioni) attraverso il “Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale” istituito dall’Art 16-bis Decreto Legge n.95 del 2012. Tuttavia questo fondo (con fonti di finanziamento previste dalla Legge di stabilità 2013; dal Fondo trasporto pubblico locale, anche ferroviario; dalla Legge finanziaria 2008; dalla Legge n.549/1995) si attesta a circa 4,9 miliardi di euro, per la Puglia circa 398 milioni, L’assegnazione del Fondo è legata a meccanismi di primalità e non comprende una quota rilevante che lo Stato non eroga più, pari a 1,5 miliardi, che le Regioni devono compensare. Tuttavia la Puglia non ha rispettato gli obiettivi da raggiungere previsti dal  DPCM del 11 marzo 2013 che definisce i criteri e le modalità con cui ripartire il Fondo e quindi ha avuto un decurtamento ulteriore di circa 24 milioni di euro.

amatTornando a Taranto, in casa Amat, in merito al discorso del TPL gratuito si segnala che nel 2014 su 28,16 milioni euro di ricavi della società AMAT esclusivamente per il trasporto autobus, solo 2,92 milioni circa provengono dai corrispettivi della vendita di biglietti e abbonamenti del servizio ordinario, cioè solo il 10,3%.  Valore dell’entrata che addirittura scende se si considerano tutti i servizi erogati dall’AMAT a solo il 9,29% dei ricavi totali. A ben vedere, ha ottenuto maggiori ricavi la gestione della sosta tariffaria (parcheggi) affidata alla società. Forse ora è più chiaro il perché a Taranto i parcheggi spuntano come funghi. In conclusione insieme alle politiche per scoraggiare l’utilizzo del mezzo privato (descritte sopra alle quali vanno aggiunte politiche di sharing economy) basterebbe “relativamente poco” per poter fornire un trasporto pubblico locale gratuito, garantendo il “diritto alla mobilità”, favorendo l’inclusione sociale, l’accesso alla città, la mobilità sostenibile, la riduzione di emissioni inquinanti. Ovviamente spetta alla politica decidere se sia meglio investire per un TPL gratuito oppure per altro…

amat elaborazione dei ricavi BCT

Rifiuti ATO Ta: i cittadini non devono partecipare

I Sindaci della provincia di Taranto hanno deciso che i “Rifiuti” sono “cosa loro” e i cittadini non devono partecipare.
La delibera è la n.1 del 7 gennaio 2015, nella quale all’unanimità i sindaci dei Comuni della provincia di Taranto presenti alla riunione OGA-ATO e cioè dei comuni di Avetrana, Crispiano, Fragagnano, Grottaglie, Manduria, Massafra, Pulsano, San Giorgio Jonico, San Marzano di S.G., Sava e Taranto (tutti gli altri erano assenti), hanno deciso di abrogare nel “Regolamento per il funzionamento dell’Ufficio di Presidenza dell’OGA-ATO Provincia di Taranto“, l’Art. 5 “Ufficio relazioni con il pubblico”.

L’obbiettivo dell'”Ufficio”, previsto dalla proposta di regolamento, era quello di garantire la piena attuazione della legge 7 agosto 1990, nr. 241 e di favorire la partecipazione del cittadini. L’Ufficio Relazioni con il Pubblico, sarebbe dovuto essere una struttura organizzativa centrale di comunicazione (informazione, ascolto, proposta), per tutte le problematiche ambientali connesse al servizio svolto dall’ATO sul territorio della Provincia di Taranto.

L’Ufficio, avrebbe potuto anche, mediante rete telematica, articolarsi sul territorio in uno o più “Sportelli del cittadino”, finalizzati a dare attuazione al principio della trasparenza dell’attività amministrativa, al accesso alla documentazione ed a una corretta informazione, alla rilevazione sistematicamente dei bisogni e del livello di soddisfazione dell’utenza rispetto ai servizi erogabili e/o erogati.

Compito dell’Ufficio l’Ufficio, previsto dalla proposta di regolamento abrogata dai sindaci, era quello di proporre adeguamenti e correttivi per favorire, anche su segnalazione ed eventuali proposte dell’utenza, l’ammodernamento delle strutture, la semplificazione delle procedure, del linguaggio e l’aggiornamento delle relazioni di scambio tra l’ATO e l’utenza cittadina; All’Ufficio Pubbliche Relazione, sarebbe dovuto esser affidato il ruolo primario di “certezza e chiarezza informativa” circa le modalità di accesso e di fruizione del servizio da parte dei cittadini, la struttura dell’ATO avrebbe quindi dovuto garantire la piena collaborazione e la tempestività delle informazioni richieste, compreso l’accesso del documenti detenuti dalle stesse strutture.

Sarebbe stato un passo in avanti in questa terra dove la trasparenza delle amministrazioni e il favorire la partecipazione della cittadinanza, non hanno mai brillato… e invece no, grazie alla proposta di abrogazione dell’articolo 5, avanzata dei sindaci dei Comuni di Grottaglie e San Giorgio J. e condivisa da tutti i sindaci presenti, l’articolo è stato abrogato.

Cattura

e con l’abrogazione, di conseguenza, è stata abrogata la partecipazione dei cittadini e con essa anche la trasparenza.

Chissà per quali motivi i Sindaci hanno abrogato questo articolo, sta di fatto che ci sembra un’altra occasione persa da queste amministrazioni sul tema dei rifiuti che da queste parti è considerato un tema molto, molto “scottante”…

Rifiuti: Ogni provincia smaltisca i propri rifiuti, Taranto non può pagare per tutti!

La situazione sta diventando insostenibile, arrivano rifiuti e organico dalle province di Lecce, Brindisi e Bari, di questo passo i siti di smaltimento si esauriranno presto e per questo c’è la preoccupazione che ne sorgano dei nuovi, in particolare a Manduria e a Castellaneta.  Il principio di prossimità sui rifiuti urbani, nonché il territorio tarantino, non possono essere calpestati per l’ennesima volta perché nelle altre province hanno gestito in maniera pessima gli impianti di smaltimento e non sono in grado di fare le raccolte differenziate.

Il Presidente del Consiglio con lo Sblocca Italia vorrebbe raddoppiare gli inceneritori nel tarantino l’ente Provincia mantiene uno strano silenzio sui nuovi inceneritori di rifiuti speciali a Massafra e sui raddoppi richiesti per le 2 discariche di Rifiuti Speciali di Grottaglie e Statte mentre ancora non è pienamente scongiurata la prosecuzione della Discarica Vergine a Lizzano. Nel frattempo l’ente ha rilasciato nel 2015 la proroga a Hidrochemical che gestirà rifiuti pericolosi almeno fino al 2021. Per il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sembra che il problema non sia di suo interesse.

Nel 2011 avevamo detto chiaramente, dimostrandolo dati alla mano, che tutti gli impianti di smaltimento di rifiuti autorizzati dalla Provincia di Taranto, potevano smaltire quantitativi di rifiuti di gran lunga maggiori al fabbisogno provinciale e che c’era il serio rischio che con tali impianti, i rifiuti giungessero dalle altre province e regioni. Il tempo ci sta dando purtroppo ragione per cui oggi non si comprende perché non siano stati già rifiutati dalle amministrazioni le richieste di raddoppi delle discariche e degli inceneritori attualmente in corso in provincia di Taranto.

Dalle carte dell’inchiesta sul petrolio della procura di Potenza si apprende che l’ENI di Viggiano inviava parte dei propri rifiuti pericolosi a Taranto ed inoltre in questo contesto preoccupante ma legate ad altre vicende, non si possono dimenticare le due discariche di rifiuti speciali dentro l’Ilva, autorizzate con decreto legge e non con il normale procedimento amministrativo. Come mai queste notizie preoccupanti non sono da stimolo per gli amministratori locali per difendere il proprio territorio e procedere ad una corretta gestione dei rifiuti? Vorremmo anche comprendere dove sono andati a finire i 34,2 milioni di euro che nella riunione del 2 maggio 2013, i Presidenti degli OGA pugliesi con la Regione Puglia guidata da Vendola, hanno deciso di impiegare per il trattamento dei rifiuti che non sono stati differenziati. Se oggi i siti di smaltimento di metà Puglia sono giunti al collasso, che fine hanno fatto questi soldi?

Negli ultimi anni il quantitativo dei rifiuti smaltiti in provincia di Taranto è andato via via crescendo (vedi tabella sotto – ISPRA: Rapporto Rifiuti Urbani 2015 – dati riferibili al 2014) superando il mezzo milioni di tonnellate nel solo 2014 a fronte di una produzione che si aggira solo per la Provincia di Taranto ad una quota di poco inferiore alle 300 mila tonnellate annue.

smaltimento rifiuti provincia di Taranto 2014

Beni Comuni Taranto chiede al Presidente della Regione Emiliano un cambio di rotta immediata e una seria pianificazione iniziando a fare quello che hanno fatto nella Toscana dove la Regione ha tolto le deleghe alle Province sulle autorizzazioni agli impianti di smaltimento dei rifiuti. Ogni provincia smaltisca i propri rifiuti, Taranto non può pagare per tutti!

Cs: Porto a Pulsano: Beni Comuni Taranto invia osservazioni al Demanio Marittimo.

Con il Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 168 del 31/12/2015 è stata pubblicata l’istanza di concessione demaniale marittima trentennale per la realizzazione e la gestione di un porto turistico a Pulsano da parte del “Gruppo Immobiliare s.r.l. Ritorna la proposta di porto turistico a Pulsano già bocciata due volte per gli evidenti impatti ambientali e sociali. Ai sensi dell’art. 4 del DPR 509/97, Beni Comuni Taranto ha presentato osservazioni al Demanio illustrando motivazioni rilevanti per negare la concessione.

<<L’artificializzazione della costa (con la costruzione di moli, porti turistici, strutture per la balneazione) provoca un’accresciuta erosione costiera con conseguente degrado del paesaggio del litorale>>. Non sono parole di Beni Comuni Taranto” – dichiara il fondatore Giovanni Vianello – “ma è quello che si legge nel Piano Paesaggistico Regionale della Regione Puglia in merito alla litoranea tarantina per cui cittadini e amministratori devono riflettere, per questo abbiamo inviato 16 pagine di osservazioni al Demaniolocalizzazione mappa compressa

“La proposta prevede un enorme molo che invaderà il mare in direzione del posidonieto protetto per legge oltre ad opere in terra in un’area già dichiarata di notevole interesse pubblico dal Decreto Ministeriale dell’agosto del 1985. La costa è stata definita come erodibile e nell’area vi sono i vincoli di territorio costiero, idrogeologico, boschi, aree di rispetto dei boschi, SIC mare, immobili e aree di notevole interesse pubblico, strada panoramiche. Inoltre manca completamente la pianificazione, infatti non risulta ancora esser stata fatta una Valutazione Ambientale Strategica per l’intera area e anche il discusso PUG di Pulsano in quel preciso punto non prevede la realizzazione di un porto. Le criticità, gli obiettivi generali e specifici dello scenario strategico e le relative azioni e progetti, rendono questo porto incompatibile visti anche gli indirizzi e le competenze a cui il Demanio Marittimo deve attenersi.”

“Bisogna anche ricordare che sulla costa pulsanese ci sono già due aree portuali esistenti per cui non si comprende perché la costa tarantina debba esser ancora aggredita in una zona vergine con boschi e scogliere. Le Dinamiche di trasformazione e i fattori di rischio connessi, già messi in risalto dallo stesso PPTR, ci fanno comprendere che questa proposta è irricevibile. Inoltre il porto interesserebbe la già trafficata litoranea che nei periodi estivi riscontra notevoli problemi. Nella zona non c’è e non potrebbe mai realizzarsi per ovvie ragioni, un grande parcheggio al servizio del porto quindi si potrebbe compromettere definitivamente la viabilità a causa di prevedibili e difficoltose manovre dei veicoli in entrata e uscita dai parcheggi e lunghe code con conseguente incremento dell’inquinamento atmosferico, nonché aumento di rischi di incidentalità, il tutto su una strada (la SP 122) dichiarata “panoramica” e dove si dovrebbe sviluppare la mobilità dolce e non il traffico veicolare!”

cassiopea compressa“Vi sono poi criticità di carattere finanziario ed economico in quanto il progetto di un porto di queste dimensioni prevede un investimento di diversi milioni di euro per cui ci si chiede come può una società con capitale sociale di soli 90 mila euro affrontare tale investimento? Con che garanzie? Troppo spesso il mantra delle infrastrutture che portano turisti si è rivelato privo di fondamento comportando invece consumo di territorio, con problemi idrogeologici di non poco conto, sperpero di denaro e cattedrali nel deserto proprio perché non pianificato con corrette analisi costi-benefici. Al contrario, invece,” – conclude Beni Comuni Taranto – “è necessario ribadire che i turisti ricercano i luoghi incantevoli marini e terrestri per passare le proprie vacanze, luoghi come quello della costa tarantina che purtroppo è già stata cementificata in maniera sconsiderata, ulteriori cementificazioni potrebbero far scappare definitivamente il turismo di qualità!”

Partono i referendum sociali: scuola pubblica, blocca inceneritori, trivelle zero e beni comuni

Diffondiamo il comunicato stampa  redatto a seguito dell’assemblea nazionale avvenuta il 13 marzo 2016 a Roma.

Partono i referendum sociali: scuola pubblica, blocca inceneritori, trivelle zero e beni comuni

Ieri partecipatissima assemblea nazionale a Roma, giovedì 17 il deposito dei primi quesiti in cassazione, per una primavera di diritti e di democrazia

Partono i Referendum sociali per la scuola pubblica, per bloccare il Piano nazionale inceneritori, per l’opzione “Trivelle zero” in Italia e per la difesa dei beni comuni.

Ieri a Roma al Cinema Palazzo si è svolta una partecipatissima assemblea nazionale con centinaia di persone provenienti da tutta Italia che ha dato avvio alla nuova stagione referendaria.

Da giovedì prossimo 17 marzo si avvierà il deposito dei primi quesiti alla Cassazione per far partire la raccolta delle firme con un evento unitario e diffuso il 9 e 10 aprile che darà vita alla campagna nazionale di mobilitazione che si chiuderà entro il 9 luglio prossimo.

L’obiettivo è superare le 500.000 firme necessarie per tutti i sei quesiti referendari già in campo, oltre quelli contro la privatizzazione dei beni comuni in via di definizione, per andare al voto nella primavera del 2017.

L’approvazione dei principali provvedimenti governativi, dalla Buona Scuola allo Sblocca Italia, con cui si è attaccato il ruolo della scuola pubblica, privatizzati i beni comuni e i servizi pubblici, aggredito l’ambiente, a partire dalle trivellazioni e da un autoritario aumento di nuovi inceneritori ed abbattuti i diritti del lavoro, ha innescato un crescente percorso di lotta che sostiene un opposto modello di sviluppo fatto di tanti comitati, movimenti, sindacati, associazioni che hanno iniziato ad incontrarsi in numerose assemblee sul territorio, da Bologna a Pescara, da Ancona a Napoli ed a Roma.

Si è pertanto formalizzata ieri l’alleanza sociale tra i movimenti per la scuola pubblica, per l’acqua bene comune, contro la devastazione ambientale che si oppone alle trivellazioni e contro il piano nazionale per vecchi e nuovi inceneritori che insieme chiedono di puntare ad una società “democratica” che investa sul valore della scuola pubblica, sulla sostenibilità ambientale e la difesa della salute pubblica, sulla gestione pubblica dei servizi locali, sul lavoro stabile e sul diritto al reddito che veda la piena attuazione del dettato costituzionale, e non il suo smantellamento.

L’iniziativa incrocia infatti il tema della democrazia e della sua espansione, che altro non è se non il rovescio della medaglia dell’affermazione dei diritti fondamentali. La nostra stagione dei referendum sociali, pur nella sua dimensione autonoma, vuole contribuire anche alla campagna per il NO alla controriforma istituzionale, con la convinzione che parlare di democrazia non significa ragionare puramente di architettura istituzionale ma del potere che hanno le persone di decidere sulle scelte di fondo che riguardano gli assetti della società.

Proprio perché non pensiamo che la nostra iniziativa sia autosufficiente e esaustiva delle battaglie in corso ci sentiamo fortemente impegnati per l’affermazione del Sì al referendum contro la prosecuzione indefinita delle concessioni in mare entro le 12 miglia del prossimo 17 aprile, così come nella preparazione e nella buona riuscita della manifestazione nazionale contro il TTIP prevista per il 7 maggio.

Per quanto riguarda il Jobs Act, provvedimento che ha la stessa matrice di quelli oggetto del nostro intervento, non rinunciamo né all’idea che, progressivamente, si possa costruire un intreccio sempre più stretto tra le questioni che oggi sono al centro dell’iniziativa e il tema del lavoro, né alla nostra autonomia di giudizio e di iniziativa anche su questo tema, una volta conosciuti gli eventuali quesiti referendari promossi dalla CGIL.

Si apre quindi una stagione di grande impegno sociale, che mobiliterà sui grandi temi della Costituzione materiale tante persone nei territori affermando un’altra idea di modello sociale e di democrazia.

L’intervento introduttivo completo all’Assemblea di Roma può essere letto qui: http://wp.me/p78jxh-zx

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Movimento per la scuola pubblica

Campagna “Stop devastazioni”, per i diritti sociali ed ambientali

Comitato Sì Blocca InceneritoriBanner_referendum_sociali

La Bellezza

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. (Peppino Impastato)

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