Rifiuti: La Regione calpesta e umilia la provincia di Taranto, oltre al danno la beffa!

Approvato il 1 agosto 2016 il ddl 128 che ridefinisce l’organizzazione nella gestione dei rifiuti urbani in Puglia mentre il 2 agosto in commissione ambiente della regione Puglia è stato approvato il ddl proposto dal Consigliere del PD Amati al fine di utilizzare parte delle risorse economiche provenienti dall’Ecotassa verso i comuni che smaltiscono fuori regione oppure nelle discariche di rifiuti speciali che guarda caso, sono quasi tutte nel tarantino.

La Regione Puglia dovrebbe vergognarsi per queste offese all’intelligenza e sulla pelle dei cittadini della provincia di Taranto. Sul ddl 128 approvato in Consiglio regionale oltre all’istituzione di un nuovo carrozzone che di fatto esautora l’assessorato all’Ambiente dai compiti di controllo e che apre un’inquietante strada per l’affidamento dei servizi ad una futura Multiutility, è stata modificata anche l’ampiezza dell’ATO portandolo dalle dimensioni provinciali (quindi 6 in tutta la Puglia) a quelle regionali (ATO unico). Per legge nazionale i rifiuti devono chiudere il proprio ciclo (dalla produzione allo smaltimento) all’interno dell’ATO per cui prima della legge regionale appena approvata, ogni singola provincia doveva smaltire i propri rifiuti nei propri confini e solo in caso di emergenza e con apposite ordinanze e deroghe, avrebbero potuto sconfinare il limite provinciale. Ora, a seguito dell’approvazione della legge regionale, il limite è stato ampliato all’intera regione per cui i rifiuti urbani potranno girare per tutta la Regione con destinazione gli impianti di smaltimento, molti dei quali sono nel tarantino, ed inoltre tutti i comuni della regione, possono continuare a fare accordi con i gestori privati delle discariche di rifiuti speciali che sono quasi tutte nel tarantino. Questo significa che le province che hanno già discariche ed inceneritori, come quella di Taranto, riceveranno regolarmente anche i rifiuti prodotti dalle altre province. In parole povere la provincia di Taranto è diventata il centro dello smaltimento dei rifiuti di tutta la regione. Grazie Emiliano!

Ma poiché al peggio non c’è mai fine, ora è in discussione in Consiglio la proposta di legge del consigliere del PD Amati che, se approvata, permetterebbe di usufruire di una parte dei proventi dell’Ecotassa per quei comuni che non hanno discariche e inceneritori nel proprio territorio e che smaltiscono o nelle altre regioni o nelle altre province – come quella di Taranto – dove sono presenti discariche di rifiuti speciali. Originariamente i fondi dell’ecotassa erano destinati unicamente ad attività utili ed indispensabili come le bonifiche, la rimozione dei rifiuti illecitamente abbandonati compresi quelli di amianto, al monitoraggio e controllo del territorio contro gli illeciti ambientali ed inoltre ai comuni virtuosi che eseguono una corretta gestione del ciclo dei rifiuti. Ora, se venisse approvata la proposta di Amati, questi fondi potrebbero andare anche ai Comuni del resto della regione per sostenere i costi di smaltimento presso le discariche Cisa e Italcave di Statte e Linea Ambiente di Grottaglie.

Oltre ad incentivare lo smaltimento a scapito delle bonifiche, del controllo e gestione corretta dei rifiuti, questi provvedimenti umiliano Taranto, la sua provincia e tutti i cittadini che hanno la sola sfortuna di avere avuto amministrazioni che hanno approvato un gran numero di discariche ed inceneritori. Beni Comuni Taranto ricorda inoltre che attualmente sono in fase di rilascio di autorizzazione altri impianti di smaltimento di rifiuti nella provincia di Taranto e i raddoppi delle discariche Italcave di Statte e Linea Ambiente di Grottaglie e che ancora non si conosce il futuro della discarica Vergine nei pressi di Lizzano.

La Regione Puglia a guida di Emiliano sta dimostrando di riuscire a fare peggio dell’amministrazione Vendola, nessuno se lo sarebbe aspettato. Sindaci, Consiglieri e Parlamentari tarantini dove siete? Oltre a piangere per le passate disgrazie che non dipendono da voi, sapete prevenire le future o siete impegnati a guardare sempre da un’altra parte?

Referendum: Taranto risponde ancora, la battaglia continua!

Dopo Acqua e Nucleare, Taranto c’è anche contro le Trivelle, ora si blocchi Tempa Rossa e le Trivellazioni nel Golfo.

L’esito referendario non arriva al quorum, ma i dati di Taranto sono di gran lunga al di sopra della media nazionale. Beni Comuni Taranto facente parte del Coordinamento No Triv Terra di Taranto e del Comitato Nazionale “Vota SI” ringrazia i cittadini.

Innanzitutto un grande ringraziamento alle Donne e agli Uomini tarantini, pugliesi e lucani che hanno dato molto per questo referendum il risultato ottenuto anche se non sufficiente, comunque ci legittima ad andare avanti e a non fermarci contro le trivelle nel Golfo e contro Tempa Rossa. Così come avvenuto con i referendum Acqua e Nucleare del 2011, la cittadinanza tarantina e pugliese dimostra che se sollecitata e informata adeguatamente sa rispondere. Certamente l’ostacolo del quorum è un muro difficile da oltrepassare e questo dovrebbe interrogarci sul perchè il quorum esiste nei referendum popolari mentre non esiste durante le elezioni politiche. Per cui il primo round è andato ma i territori hanno risposto e la battaglia continua sempre con maggiore determinazione.

Sembra che l’affluenza maggiore sia arrivata dove ci sono vertenze territoriali importanti tipo TAP a Melendugno, Triv in terra in Basilicata  e Triv in mare in Puglia e Basilicata, anche Tempa Rossa a Taranto ha giocato un ruolo importante. Inoltre dove le attività del turismo “green” legato alla preservazione del Mare, i dati sono più rilevanti come alle Tremiti o in tanti altri posti nel Salento, dato che dovrebbe farci riflettere su che tipo di economia dovremmo puntare al fine di tutelare ambiente, salute e attività economiche non impattanti sui territori ma fortemente remunerative. Ovviamente la modalità con cui è stato proposto questo referendum tramite le Regioni – senza l’anno supplementare per fare informazione con la raccolta firme ed inoltre senza cittadini, comitati e movimenti tra i promotori – nonché il breve tempo di propaganda dovuto all’anticipo della data al 17 aprile anziché l’accorpamento con le amministrative a Giugno, non ha aiutato a raggiungere l’obiettivo. Come insegnano i referendum del 2011, tra tutti quelli sull’Acqua, la proposta popolare rimane la modalità da seguire.

Abbiamo appena passato un’altra tappa di questo lungo percorso e Taranto, la Puglia e la Basilicata hanno risposto, l’era delle fonti fossili sta giungendo al termine e nuove iniziative già al vaglio, tra cui molte proposte popolari, presto verranno presentate o sono già in atto perchè la Democrazia non si esercita solo una volta all’anno, ma si realizza quando la partecipazione popolare è continua. Presto sostituiremo le politiche delle fonti fossili con politiche di risparmio ed efficientamento energetico degli edifici, fonti di energia rinnovabili diffuse e mobilità sostenibile. Ora tocca concentrarsi rispetto il progetto Tempa Rossa che passa per competenza anche in capo alla Regione Puglia e contro le 4 istanze nel Golfo di Taranto, 3 di Ricerca di ENI ed ENEL ed 1 di Prospezione della Schlumberger. Tre di queste prevedono l’utilizzo dei micidiali Air-Gun che potrebbero danneggiare le specie protette come Cetacei e Delfini e allontanare le specie ittiche indispensabili per attività come la Pesca.

Cs: Caso Guidi-TEMPA ROSSA

Beni Comuni Taranto ha aderito al Coordinamento No Triv – Terra di Taranto e al nazionale Comitato del Referendum 17 aprile “Vota SI per fermare le Trivelle” entrando quindi attivamente nella campagna referendaria per il 17 Aprile al fine di portare i cittadini a votare SI per la difesa del Mare, contro le trivellazioni.

Per tanto Beni Comuni Taranto diffonde il Comunicato Stampa congiunto del Coordinamento No Triv – Terra di Taranto in merito agli scandali che hanno travolto il Governo Renzi e hanno portato alle dimissioni del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi per aver agevolato indirettamente le attività imprenditoriali del fidanzato Gianluca Gemelli in seguito ad un emendamento approvato che riguarda il progetto Tempa Rossa, soprattutto nella fase terminale che si realizza a Taranto. Il progetto Tempa Rossa a Taranto avrà delle ripercussioni ambientali e sociali devastanti, così come denunciato dal Comitato Legamjonici e condiviso dalla cittadinanza tarantina. L’emendamento è stato proposto una prima volta di notte durante la discussione dello Sblocca Italia (DL 133-2014) ma subito sventato grazie alla parlamentare Mirella Liuzzi che ne ha subito denunciato la gravità e ha diffuso il seguente video pirata proprio in diretta dalla commissione. Purtroppo due mesi dopo, durante la discussione della Legge di Stabilità 2015, l’emendamento è stato reinserito al Senato e approvato con voto di fiducia con 162 favorevoli e 37 voti contrari. Il successivo passaggio alla Camera ha avuto 337 voti favorevoli e 116 contrari e 2 astenuti.

di seguito il Comunicato:

È di ieri la notizia che Gianluca Gemelli, compagno del Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, è stato iscritto nel registro degli indagati nell’inchiesta che ha portato all’arresto di cinque funzionari Eni a Viggiano, in provincia di Potenza. Secondo gli inquirenti, egli è responsabile di “traffico di influenze” poiché, sfruttando la relazione con il ministro, indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total, “vantaggi economici”. Nelle intercettazioni riportate, infatti, il Gemelli, conversando con il ministro, “apprendeva da costei che sarebbe stato reinserito nella legge di stabilità un ‘emendamento’”. Si tratta del Numero progressivo 2.9818 e individuabile nell’emendamento al disegno di Legge n. 2619-bis-B, corrispondente a quello che nell’originario testo del decreto Sblocca Italia riportava il 00.37.52 del Governo.

L’emendamento era volto a inserire le opere relative al trasporto e allo stoccaggio di idrocarburi nel testo originario del decreto “Sblocca Italia” e bocciato il 17 ottobre 2014 durante la discussione in commissione parlamentare. L’emendamento fu poi reinserito nella Legge di stabilità del 2015, stabilendo che tanto per le infrastrutture e gli insediamenti strategici, quanto per le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria e, più in generale, per le opere strumentali allo sfruttamento degli idrocarburi – quand’anche localizzate al di fuori del perimetro delle aree date in concessione di coltivazione – le autorizzazioni relative debbano essere rilasciate d’intesa con le Regioni interessate, secondo una procedura semplificata da far valere nell’esercizio del potere sostitutivo dello Stato in caso di mancato accordo con le Regioni.

emendamento tempa rossa stabilità 2015

La proposta referendaria che mirava ad abrogare la possibilità che, per le ipotesi citate, lo Stato potesse esercitare il potere sostitutivo secondo la procedura semplificata disciplinata dalla legge n. 239 del 2004 è ora accolta dal Governo nel pacchetto di emendamenti alla legge di stabilità in vigore il 1° gennaio 2016.
Il progetto ‘’Tempa Rossa’’, com’è noto, prevede lo stoccaggio e la movimentazione di 2,7 milioni di tonnellate annue di greggio estratto dall’omonimo giacimento in Basilicata. Tale greggio sarà poi stoccato in due enormi serbatoi situati nella raffineria di Taranto e trasportato verso altre raffinerie. Questo comporterà un imponente aumento del traffico di petroliere in Mar Grande, nel Golfo di Taranto, ed avrà conseguenze di natura ambientale sia in fase di stoccaggio sia in fase di movimentazione, oltre a determinare un aumento del rischio di incidenti rilevanti.

Il provvedimento adottato il 30 novembre scorso dal dirigente del Ministero dello sviluppo economico, relativo al progetto “Tempa Rossa”, costituisce l’ultimo atto che precede il rilascio dell’autorizzazione definitiva per l’adeguamento delle strutture della raffineria di Taranto. L’autorizzazione all’adeguamento della raffineria utile alla realizzazione del progetto Tempa Rossa, attualmente deve essere rilasciata previa intesa con la Regione Puglia.
Alla luce dei gravi fatti oggetto di dibattito a livello nazionale e che hanno coinvolto il Ministro Federica Guidi, che nel frattempo ha dato le dimissioni, chiediamo al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano di esprimere pubblicamente la propria contrarietà al progetto Tempa Rossa essendo chiamato a rappresentare le istanze dei territori, dei cittadini, delle associazioni, come atto di responsabilità e per coerenza oltre che politica anche di intento, essendo la Puglia tra le regioni promotrici del referendum contro le trivelle che si svolgerà il 17 aprile prossimo.

Taranto 01/04/2016

Coordinamento No Triv – Terra di Taranto

Cs: Porto a Pulsano: Beni Comuni Taranto invia osservazioni al Demanio Marittimo.

Con il Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 168 del 31/12/2015 è stata pubblicata l’istanza di concessione demaniale marittima trentennale per la realizzazione e la gestione di un porto turistico a Pulsano da parte del “Gruppo Immobiliare s.r.l. Ritorna la proposta di porto turistico a Pulsano già bocciata due volte per gli evidenti impatti ambientali e sociali. Ai sensi dell’art. 4 del DPR 509/97, Beni Comuni Taranto ha presentato osservazioni al Demanio illustrando motivazioni rilevanti per negare la concessione.

<<L’artificializzazione della costa (con la costruzione di moli, porti turistici, strutture per la balneazione) provoca un’accresciuta erosione costiera con conseguente degrado del paesaggio del litorale>>. Non sono parole di Beni Comuni Taranto” – dichiara il fondatore Giovanni Vianello – “ma è quello che si legge nel Piano Paesaggistico Regionale della Regione Puglia in merito alla litoranea tarantina per cui cittadini e amministratori devono riflettere, per questo abbiamo inviato 16 pagine di osservazioni al Demaniolocalizzazione mappa compressa

“La proposta prevede un enorme molo che invaderà il mare in direzione del posidonieto protetto per legge oltre ad opere in terra in un’area già dichiarata di notevole interesse pubblico dal Decreto Ministeriale dell’agosto del 1985. La costa è stata definita come erodibile e nell’area vi sono i vincoli di territorio costiero, idrogeologico, boschi, aree di rispetto dei boschi, SIC mare, immobili e aree di notevole interesse pubblico, strada panoramiche. Inoltre manca completamente la pianificazione, infatti non risulta ancora esser stata fatta una Valutazione Ambientale Strategica per l’intera area e anche il discusso PUG di Pulsano in quel preciso punto non prevede la realizzazione di un porto. Le criticità, gli obiettivi generali e specifici dello scenario strategico e le relative azioni e progetti, rendono questo porto incompatibile visti anche gli indirizzi e le competenze a cui il Demanio Marittimo deve attenersi.”

“Bisogna anche ricordare che sulla costa pulsanese ci sono già due aree portuali esistenti per cui non si comprende perché la costa tarantina debba esser ancora aggredita in una zona vergine con boschi e scogliere. Le Dinamiche di trasformazione e i fattori di rischio connessi, già messi in risalto dallo stesso PPTR, ci fanno comprendere che questa proposta è irricevibile. Inoltre il porto interesserebbe la già trafficata litoranea che nei periodi estivi riscontra notevoli problemi. Nella zona non c’è e non potrebbe mai realizzarsi per ovvie ragioni, un grande parcheggio al servizio del porto quindi si potrebbe compromettere definitivamente la viabilità a causa di prevedibili e difficoltose manovre dei veicoli in entrata e uscita dai parcheggi e lunghe code con conseguente incremento dell’inquinamento atmosferico, nonché aumento di rischi di incidentalità, il tutto su una strada (la SP 122) dichiarata “panoramica” e dove si dovrebbe sviluppare la mobilità dolce e non il traffico veicolare!”

cassiopea compressa“Vi sono poi criticità di carattere finanziario ed economico in quanto il progetto di un porto di queste dimensioni prevede un investimento di diversi milioni di euro per cui ci si chiede come può una società con capitale sociale di soli 90 mila euro affrontare tale investimento? Con che garanzie? Troppo spesso il mantra delle infrastrutture che portano turisti si è rivelato privo di fondamento comportando invece consumo di territorio, con problemi idrogeologici di non poco conto, sperpero di denaro e cattedrali nel deserto proprio perché non pianificato con corrette analisi costi-benefici. Al contrario, invece,” – conclude Beni Comuni Taranto – “è necessario ribadire che i turisti ricercano i luoghi incantevoli marini e terrestri per passare le proprie vacanze, luoghi come quello della costa tarantina che purtroppo è già stata cementificata in maniera sconsiderata, ulteriori cementificazioni potrebbero far scappare definitivamente il turismo di qualità!”

Cs: Taranto per i Beni Comuni e la Decrescita Felice

Da un’idea di Giovanni Vianello nasce a Taranto una proposta basata sui Beni Comuni e la Decrescita Felice. “Beni Comuni Taranto” si pone come obiettivo la valorizzazione e la difesa del territorio jonico, prendendo come esempio le esperienze dei comitati, associazioni e movimenti che sui beni comuni e sulla decrescita felice hanno diffuso idee e proposte.

La Città di Taranto rappresenta nel bene e nel male il paradigma del Sud Italia. Una città dalla storia antica e prestigiosa, ricca di prodotti tipici e spettacolarità paesaggistiche di notevole pregio naturalistico. Ma dopo l’istituzione del Regno D’Italia, Taranto è stata oggetto di una progressiva colonizzazione, diventando dapprima sito militare strategico e, a partire dalla seconda metà del ‘900, polo industriale tra i più vasti d’Europa. Le nuove attività militari e industriali hanno stravolto la città più volte, con pesanti ripercussioni sul territorio e sulla popolazione.

Taranto è stata destinata ad un modello economico definito “di sviluppo”, alla ricerca perpetua di un cosiddetto “progresso” e di capitali, che ha dapprima agito perseguendo l’interesse del Capitalismo di Stato e che si è trasformato nel corso degli anni diventando sempre più privato e sempre meno “pubblico”. Contestualmente la popolazione ha avuto quello che si può definire un regresso sociale: da comunità ospitale, che doveva tutto all’ambiente circostante e che viveva soprattutto nell’area più antica della città, si è trasformata in un’aggregazione di persone in costante competizione e caratterizzata da frammentazione sociale, talvolta divenuta ghettizzazione per gli abitanti che sono stati “deportati” in altri luoghi periferici rispetto al nativo borgo.

Oggi si pagano le scelte sbagliate di ieri con l’inquinamento, le malattie, la morte, la disoccupazione, la colonizzazione del territorio da parte di grandi gruppi economici e il disinteresse della cittadinanza rassegnata e chiamata in causa soltanto durante il periodo elettorale. In tutto ciò, l’ombra della criminalità organizzata e/o di quella dei “colletti bianchi” ha avuto un ruolo non indifferente nel sottrarre alla popolazione sempre più porzioni di diritto.

In questo contesto, come sempre più persone si accorgono, è diventato necessario aprire la discussione alle alternative economiche e sociali. Proprio in quest’ambito occorre procedere a scelte oculate su quale sia il modello economico opportuno da perseguire al fine di non ripetere gli errori del passato e soprattutto per garantire i diritti ai cittadini.

Beni Comuni Taranto vuol portare all’attenzione pregi e difetti di diverse proposte e alternative, in continuità o in contrasto con il modello economico esistente. Senza alcuna pretesa e senza alcuna ambizione elettorale. si vuol offrire un punto di vista che è incentrato sulla salvaguardia dei beni comuni, sulla decrescita felice e sui diritti della popolazione.

Giovanni Vianello per

Beni Comuni Taranto

http://benicomunitaranto.com