La situazione sta diventando insostenibile, arrivano rifiuti e organico dalle province di Lecce, Brindisi e Bari, di questo passo i siti di smaltimento si esauriranno presto e per questo c’è la preoccupazione che ne sorgano dei nuovi, in particolare a Manduria e a Castellaneta. Il principio di prossimità sui rifiuti urbani, nonché il territorio tarantino, non possono essere calpestati per l’ennesima volta perché nelle altre province hanno gestito in maniera pessima gli impianti di smaltimento e non sono in grado di fare le raccolte differenziate.
Il Presidente del Consiglio con lo Sblocca Italia vorrebbe raddoppiare gli inceneritori nel tarantino l’ente Provincia mantiene uno strano silenzio sui nuovi inceneritori di rifiuti speciali a Massafra e sui raddoppi richiesti per le 2 discariche di Rifiuti Speciali di Grottaglie e Statte mentre ancora non è pienamente scongiurata la prosecuzione della Discarica Vergine a Lizzano. Nel frattempo l’ente ha rilasciato nel 2015 la proroga a Hidrochemical che gestirà rifiuti pericolosi almeno fino al 2021. Per il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sembra che il problema non sia di suo interesse.
Nel 2011 avevamo detto chiaramente, dimostrandolo dati alla mano, che tutti gli impianti di smaltimento di rifiuti autorizzati dalla Provincia di Taranto, potevano smaltire quantitativi di rifiuti di gran lunga maggiori al fabbisogno provinciale e che c’era il serio rischio che con tali impianti, i rifiuti giungessero dalle altre province e regioni. Il tempo ci sta dando purtroppo ragione per cui oggi non si comprende perché non siano stati già rifiutati dalle amministrazioni le richieste di raddoppi delle discariche e degli inceneritori attualmente in corso in provincia di Taranto.
Dalle carte dell’inchiesta sul petrolio della procura di Potenza si apprende che l’ENI di Viggiano inviava parte dei propri rifiuti pericolosi a Taranto ed inoltre in questo contesto preoccupante ma legate ad altre vicende, non si possono dimenticare le due discariche di rifiuti speciali dentro l’Ilva, autorizzate con decreto legge e non con il normale procedimento amministrativo. Come mai queste notizie preoccupanti non sono da stimolo per gli amministratori locali per difendere il proprio territorio e procedere ad una corretta gestione dei rifiuti? Vorremmo anche comprendere dove sono andati a finire i 34,2 milioni di euro che nella riunione del 2 maggio 2013, i Presidenti degli OGA pugliesi con la Regione Puglia guidata da Vendola, hanno deciso di impiegare per il trattamento dei rifiuti che non sono stati differenziati. Se oggi i siti di smaltimento di metà Puglia sono giunti al collasso, che fine hanno fatto questi soldi?
Negli ultimi anni il quantitativo dei rifiuti smaltiti in provincia di Taranto è andato via via crescendo (vedi tabella sotto – ISPRA: Rapporto Rifiuti Urbani 2015 – dati riferibili al 2014) superando il mezzo milioni di tonnellate nel solo 2014 a fronte di una produzione che si aggira solo per la Provincia di Taranto ad una quota di poco inferiore alle 300 mila tonnellate annue.
Beni Comuni Taranto chiede al Presidente della Regione Emiliano un cambio di rotta immediata e una seria pianificazione iniziando a fare quello che hanno fatto nella Toscana dove la Regione ha tolto le deleghe alle Province sulle autorizzazioni agli impianti di smaltimento dei rifiuti. Ogni provincia smaltisca i propri rifiuti, Taranto non può pagare per tutti!