DDL Rifiuti Regione Puglia: verso la Multiutility? Taranto ancora svantaggiata.

Il 19 luglio 2016 il comitato Beni Comuni Taranto è stato ascoltato in V Commissione Ambiente della Regione Puglia per tramite del portavoce Giovanni Vianello in merito al ddl 128 in tema di rifiuti.

Il testo del ddl 128 della Giunta Regionale, che modifica la Legge Regionale 24/2012, è stato presentato giovedì 14 luglio. Tuttavia giovedì è stato pubblicato un primo testo che riportava diversi errori e non era corretto, infatti i giorni seguenti il testo è stato cambiato comportando un doppio lavoro di controllo, analisi e studio. Nonostante queste difficoltà e il poco tempo a disposizione, Beni Comuni Taranto ha presentato osservazioni scritte il giorno dell’audizione.

Una Proposta di Legge che se attuata (approvazione del Consiglio Regionale) aprirebbe inquietanti scenari come la gestione del servizio di raccolta spazzameno e trasporto ad un un grosso (e quasi unico) gestore per tutto il territorio regionale esautorando i Comuni e i cittadini dal potere decisionale.

Un altro elemento da sottolineare è che questo ddl 128 viene discusso a non molta distanza dalla scadenza della concessione dell’Acquedotto Pugliese spa (2018).

Pertanto si prospetta nel breve periodo l’esistenza di 2 autorità diverse – l’Agenzia per i rifiuti (di carattere regionale) per i servizi legati al ciclo dei rifiuti e l’Autorità Idrica Pugliese (già esistente) per il Servizio Idrico Integrato – che affidano i servizi a due grosse aziende rispettivamente una di gestione dei rifiuti e una di gestione del Servizio Idrico Integrato (AqP).

Ipotesi Inquietante: Nel 2018, a scadenza della concessione di AqP, le due grosse aziende potrebbero essere fuse dando vita ad una multiutility come Hera che detiene i servizi legati ai Beni Comuni (rifiuti, acqua ed energia) in parte delle regioni del Centro Nord. Queste multiutility con un management più orientato a fare utili che pensare ai reali problemi dei cittadini e dei Comuni, hanno la propensione a quotarsi in borsa. Questa situazione che ipotizziamo, significherebbe non solo la perdita di democrazia nelle scelte sui servizi di Acqua e Rifiuti, ma soprattutto significherebbe che l’Acquedotto Pugliese spa non verrà più ripubblicizzato e la possibilità che entrambi i servizi vengano pian piano ceduti a privati, come l’esperienza delle Multiutility insegna. Ipotesi inquietanti che dobbiamo fare a seguito della lettura del ddl 128 proposto dalla Giunta Emiliano che apre inevitabilmente la strada in questa direzione.

Ma c’è molto di più, soprattutto per quello che rappresenta il ddl 128 per la provincia di Taranto. A questo link trovate il documento completo presentato in Regione: criticità ddl 128 – nuova versione

Le criticità e gli aspetti del documento presentato in Regione da Beni Comuni Taranto, sono riportati in sintesi per punti qui di seguito:

1) ATO unico e il “peso” del trattamento smaltimento sulla provincia di Taranto – soprattutto articoli 1 e 2 del ddl 128 

2) Piano Regionale dei Rifiuti – citato nell’art.4 del ddl 128 (art.8 L.R. 24/2012)

3) L’inutilità dell’Agenzia (nuovi art.3, 8, 9, 9-bis, 10-ter, 10-quater, 11, 13, 14, 14-bis, 16 e 24 della L.R. 24/2012 modificati dal ddl in oggetto)

4) Confusione nell’affidamento del servizio di spazzamento raccolta e trasporto tra Agenzia e ARO (art.9 comma 6 con art. 14 comma 1)

5) Non vi è differenza tra impianti per il trattamento FORSU aerobico e anaerobico (Art. 8 comma 4)

6) Provenienti della vendita dei rifiuti alla multiutility? (art.8 comma 5)

8) Non c’è trasparenza, non c’è partecipazione popolare.

9) Competenze di VIA e AIA alla Regione (unica nota positiva)

10) L’Autorità fantasma.

11) Analisi vecchia Legge, mancanza di controllo, eccesso di ordinanze e deroghe.

12) A proposito di Deroghe e Ordinanze, la discarica Italcave.

 

Triv nel Golfo di Taranto. Quante e quali sono?

Grande confusione regna sui media e sui social in merito alle richieste di “trivellazione” che interessano il Mar Jonio settentrionale e più precisamente il Golfo di Taranto. Articoli, nomi, numeri dati senza alcuna verifica e poiché la minaccia ogni giorno che passa si fa sempre più concreta, facciamo un punto della situazione su quali e quante sono le istanze che pendono come una spada di Damocle sul nostro mare. Di primaria importanza, è necessario comprendere di cosa stiamo parlando, perché generalmente con il termine “Triv” si intendono tutte le procedure che portano a svuotare un giacimento di idrocarburi, ma in realtà le attività legate a questa vecchia, obsoleta e rischiosa attività economica si suddividono in tre attività ben distinte: Prospezione, Ricerca e Coltivazione di Idrocarburi. I titoli vengono rilasciati dal Ministero dello sviluppo economico (MISE) Direzione generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e per le infrastrutture energetiche, Divisione VII – Rilascio e gestione titoli minerari, espropri, royalties. Per capire cosa sono consulteremo la normativa di settore e precisamente il Decreto Ministeriale 4 marzo 2011 – Disciplinare tipo per i permessi di prospezione e di ricerca e per le concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare e nella piattaforma continentale” nella parte dedicata alle definizioni.

Prospezione  (Titolo rilasciato dal MISE)

«attività di prospezione»: attività consistente in rilievi geografici, geologici, geochimici e geofisici eseguiti con qualunque metodo e mezzo, escluse le perforazioni meccaniche di ogni specie, intese ad accertare la natura del sottosuolo e del sottofondo marino;

«permesso di prospezione»: titolo non esclusivo che consente le attività di prospezione, rilasciato ai sensi dell’art. 3 della legge 9 gennaio 1991, n. 9 e ai sensi della legge n. 239 del 2004;

Ricerca (Titolo rilasciato dal MISE)

«attività di ricerca»: insieme delle operazioni volte all’accertamento dell’esistenza di idrocarburi liquidi e gassosi, comprendenti le attività di indagini geologiche, geochimiche e geofisiche, eseguite con qualunque metodo e mezzo, nonché le attività di perforazioni meccaniche, previa acquisizione dell’autorizzazione di cui all’art. 27 della legge 23 luglio 2009, n. 99;

N.B. la perforazione meccanica del permesso di Ricerca, viene fatta esclusivamente per verificare se ci sono realmente gli idrocarburi nel sottofondo marino e non per estrarli.

«permesso di ricerca»: titolo esclusivo che consente le «attività di ricerca» rilasciato ai sensi dell’art. 6 della legge 9 gennaio 1991, n. 9, come modificato dall’art. 1, comma 77, della legge 20 agosto 2004, n. 239, per ultimo modificato dal comma 34 dell’art. 27 della legge 23 luglio 2009, n. 99;

Tra le attività di Ricerca e Prospezione, purtroppo sono ricompresi i micidiali “Air Gun” che non è l’unico metodo per verificare la presenza di idrocarburi, ma è quello più utilizzato dalle società e allo stesso tempo il più rischioso per tutti gli animali marini.

air gun cetacei-spiaggiati

Essendo estremamente pericolosi per l’Ambiente, le attività di Ricerca e Prospezione di Idrocarburi quando prevedono l’utilizzo di rilievi geografici, geologici, geochimici e geofisici eseguiti con l’Air Gun, sono obbligate a fare una Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) presso il Ministero dell’Ambiente (MATTM)

Coltivazione  (Titolo rilasciato dal MISE)

«attività di coltivazione»: insieme delle operazioni necessarie per la produzione di idrocarburi liquidi e gassosi;

«concessione di coltivazione»: titolo che consente le attività di sviluppo e coltivazione di un giacimento di idrocarburi liquidi e gassosi, rilasciato ai sensi dell’art. 9 della legge 9 gennaio 1991, n. 9, come modificato dall’art. 1, comma 82-ter, della legge 20 agosto 2004, n. 239, modificato dal comma 34 dell’art. 27 della legge 23 luglio 2009, n. 99;

Anche l’attività di Coltivazione di idrocarburi oltre ad essere un’attività inquinante, è estremamente rischiosa e per questo prima del rilascio del titolo minerario, è necessario attivare la VIA.

Titoli e istanze richieste nel Golfo di Taranto.

Ora che sappiamo come si suddividono le istanze per ottenere un titolo di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, vediamo quante sono le istanze che insistono nel Golfo di Taranto e nello Jonio Settentrionale. Innanzitutto c’è già un titolo di Ricerca rilasciato ad APENNINE ENERGY, che si trova entro le 12 miglia dalla costa (e quindi è congelato fino “all’esaurimento del giacimento”, anche se il titolo non permette la coltivazione) fortunatamente, per il momento, la società non ha fatto richiesta di effettuare indagini con gli Air-Gun, qualora lo facesse, è necessario attivare una VIA presso il MATTM, stessa cosa in caso di pozzo esplorativo. Il Conferimento  del Titolo è avvenuto il 9 giugno del 2014 da parte del MISE.

appennine enrgy golfo mappa

Il Titolo di Ricerca è stato denominato:

D.R 74.AP

 

 

Ora passiamo alle istanze di ricerca e prospezione richieste dentro al Golfo di Taranto, cioè tutte le richieste che devono essere ancora autorizzate e che possono anche essere negate da parte dei Ministeri competenti. Sugli esisti, molto dipende dalle popolazioni e dagli amministratori locali.

Prospezione (in attesa di autorizzazione)

L’istanza di Permesso di Prospezione in Mare della SCHLUMBERGER ITALIANA. L’area del permesso di prospezione ha una estensione di 4.030 km2 (MATTM) ed è ubicata nella Zona Marina “F”. Il progetto prevede l’acquisizione di circa 4.285 km di linee sismiche 3D utilizzando la tecnologia air-gun per comprendere l’estensione e la natura delle strutture geologiche presenti nel Golfo di Taranto. Attualmente è  in corso di valutazione ambientale presso il MATTM e cioè è in quell’arco di tempo che passa dalla richiesta di presentazione della VIA all’emanazione del decreto VIA. Ha una superficie enorme di ben 4025 km2 (MISE).shoulberger golfo prospezione

L’istanza di Prospezione è:

d 3 F.P-.SC

Questa prospezione prevede l’utilizzo degli Air Gun, ma la VIA ancora non è stata rilasciata.

 

 

Ricerca (in attesa di autorizzazione)

Sono ben 3 le istanze di Ricerca di idrocarburi che sono state fatte dentro il Golfo di Taranto e distano oltre 12 miglia dalla Costa.

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare dell’ENI  denominata  d 67 F.R-.AG. Questa istanza per il momento non prevede l’utilizzo di Air Gun, per cui per il momento la VIA è esclusa. Occorre ricordare che la VIA sarà necessaria sia se l’ENI vorrà effettuare Air Gun, sia nel caso vorrà fare il pozzo esplorativo. L’istanza vorrebbe avere in esclusiva il titolo di Ricerca per una superficie di 441,5 km2 proprio di fronte alle coste di Taranto, Pulsano, Lizzano, Maruggio. L’istanza è stata riperimetrata a seguito della Legge di Stabilità 2016 perchè alcune aree dell’istanza ricadevano all’interno delle 12 miglia. La riperimetrazione è riportata sul BUIG (Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse) di Gennaio 2016 anno LX, n.1. eni golfo

 

L’istanza di Ricerca è:

 d 67 F.R-.AG.

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare dell’ENEL LONGANESI DEVELOPMENTS  denominata d 79 F.R-.EN. Questa Istanza ha già ricevuto il 12 Giugno 2015, la VIA favorevole dal Ministero dell’Ambiente all’utilizzo degli Air Gun, nonostante l’opposizione di cittadini, comitati, associazioni, Comuni e Regioni che hanno prodotto numerose osservazioni contrarie alla procedura. Per concedere il titolo abilitativo all’istanza, manca solamente l’autorizzazione del MISE che non tarderà ad arrivare se la popolazione e le amministrazioni non si oppongono a questo progetto. Ha una superficie di 748,7 km2

enel golfo

L’istanza di Ricerca è:

d 79 F.R-.EN.

Questa prospezione prevede l’utilizzo degli Air Gun,  la VIA è stata rilasciata, manca solo il Decreto del MISE che potrebbe giungere a breve.

 

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare dell’ENEL LONGANESI DEVELOPMENTS  denominata d 92 F.R-.EN. Non è ancora stata  pubblicato l’inizio della procedura di VIA nel sito del MATTM. L’istanza vorrebbe avere in esclusiva il titolo di Ricerca per una superficie di 748,7 km2 .enel golfo 2

 

 

L’istanza di Ricerca è:

d 92 F.R-.EN.

 

 

Istanze richieste nel Mar Jonio settentrionale (fuori dal Golfo di Taranto)

Ora passiamo alle istanze di ricerca che sono nell’immediata vicinanza del Golfo di Taranto e quindi nel Mar Jonio settentrionale e sono ben 6 le istanze di Ricerca di idrocarburi.

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare delle società PETROCELTIC ITALIA (50%r.u.) ed EDISON   (50%) denominata d 84 F.R-.EL. Il permesso di ricerca ha una superficie di 729,20 km2 ed è ubicato nel mar Ionio settentrionale nella zona F. Il progetto prevede l’acquisizione ed il reprocessing dei dati sismici esistenti e l’acquisizione di un nuovo rilievo sismico 3D. Attualmente è in procedura di VIA al MATTM  perché prevede l’utilizzo degli Air Gun. Tuttavia al momento non risultano sul sito web, che siano pervenute osservazioni al Ministero dell’Ambiente. petroceltic ed edison ionio 84

 

L’istanza di Ricerca è :

d 84 F.R-.EL

 

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare della GLOBAL MED LLC denominata d 85 F.R GM   Il permesso di ricerca ha una superficie di 729,20 km2 ed è ubicato nel mar Ionio settentrionale nella zona F. Attualmente è in procedura di VIA al MATTM  perché prevede l’utilizzo degli Air Gun. Anche per questa procedura, sono stati presentati un gran numero di osservazioni contrarie da palla cittadinanza e dalle amministrazioni. L’istanza vorrebbe avere in esclusiva il titolo di Ricerca per una superficie di 748,4 km2. global ionio 85

 

L’istanza di Ricerca è :

d 85 F.R-.GM

 

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare della GLOBAL MED LLC   denominata  d 86 F.R-.GM. L’area del permesso di ricerca ha una estensione di 748,6 km2 ed è ubicata nel Mar Ionio settentrionale, zona “F”, a largo delle coste calabresi. Il progetto prevede l’acquisizione di circa 222 km di linee sismiche 2D mediante tecnologia air-gun ed un eventuale rilievo geofisico 3D. Attualmente è in procedura di VIA al MATTM  perché prevede l’utilizzo degli Air Gun. Anche per questa procedura, sono stati presentati un gran numero di osservazioni contrarie da palla cittadinanza e dalle amministrazioni. L’istanza vorrebbe avere in esclusiva il titolo di Ricerca per una superficie di 748,6 km2. global ionio 86

 

L’istanza di Ricerca è :

d 86 F.R-.GM.

 

 

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare delle società GLOBAL MED LLC denominata d 87 F.R-.GM L’area del permesso di ricerca ha una estensione di 737,5 km2 ed è ubicata nel Mar Ionio settentrionale, zona “F”, a largo delle coste calabresi. Il progetto prevede l’acquisizione di circa 225 km di linee sismiche 2D mediante tecnologia air-gun ed un eventuale rilievo geofisico 3D. Attualmente è in procedura di VIA al MATTM  e sono state inviate un discreto osservazioni contrarie. global ionio 87

 

L’istanza di Ricerca è :

d 87 F.R-.GM

 

 

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare delle società GLOBAL MED LLC denominata d 89 F.R-.GM.   L’area del permesso di ricerca ha una estensione di 744,6 km2 ed è ubicata nel Mar Ionio settentrionale, zona “F”, a largo delle coste pugliesi. Il progetto prevede l’acquisizione di circa 147 km di linee sismiche 2D mediante tecnologia air-gun ed un eventuale rilievo geofisico 3D. Attualmente è in procedura di VIA al MATTM  e sono state inviate un gran numero di osservazioni contrarie. global ionio 90

 

L’istanza di Ricerca è :

d 89 F.R-.GM

 

 

Istanza di Permesso di Ricerca in Mare delle società GLOBAL MED LLC denominata d 90 F.R-.GM. L’area del permesso di ricerca ha una estensione di 749,1 km2 ed è ubicata nel Mar Ionio settentrionale, zona “F”, a largo delle coste pugliesi. Il progetto prevede l’acquisizione di circa 153 km di linee sismiche 2D mediante tecnologia air-gun ed un eventuale rilievo geofisico 3D. Attualmente è in procedura di VIA al MATTM  e sono state inviate un gran numero di osservazioni contrarie.global ionio 90

 

L’istanza di Ricerca è :

d 90 F.R-.GM

 

 

 

 

 

Referendum: Taranto risponde ancora, la battaglia continua!

Dopo Acqua e Nucleare, Taranto c’è anche contro le Trivelle, ora si blocchi Tempa Rossa e le Trivellazioni nel Golfo.

L’esito referendario non arriva al quorum, ma i dati di Taranto sono di gran lunga al di sopra della media nazionale. Beni Comuni Taranto facente parte del Coordinamento No Triv Terra di Taranto e del Comitato Nazionale “Vota SI” ringrazia i cittadini.

Innanzitutto un grande ringraziamento alle Donne e agli Uomini tarantini, pugliesi e lucani che hanno dato molto per questo referendum il risultato ottenuto anche se non sufficiente, comunque ci legittima ad andare avanti e a non fermarci contro le trivelle nel Golfo e contro Tempa Rossa. Così come avvenuto con i referendum Acqua e Nucleare del 2011, la cittadinanza tarantina e pugliese dimostra che se sollecitata e informata adeguatamente sa rispondere. Certamente l’ostacolo del quorum è un muro difficile da oltrepassare e questo dovrebbe interrogarci sul perchè il quorum esiste nei referendum popolari mentre non esiste durante le elezioni politiche. Per cui il primo round è andato ma i territori hanno risposto e la battaglia continua sempre con maggiore determinazione.

Sembra che l’affluenza maggiore sia arrivata dove ci sono vertenze territoriali importanti tipo TAP a Melendugno, Triv in terra in Basilicata  e Triv in mare in Puglia e Basilicata, anche Tempa Rossa a Taranto ha giocato un ruolo importante. Inoltre dove le attività del turismo “green” legato alla preservazione del Mare, i dati sono più rilevanti come alle Tremiti o in tanti altri posti nel Salento, dato che dovrebbe farci riflettere su che tipo di economia dovremmo puntare al fine di tutelare ambiente, salute e attività economiche non impattanti sui territori ma fortemente remunerative. Ovviamente la modalità con cui è stato proposto questo referendum tramite le Regioni – senza l’anno supplementare per fare informazione con la raccolta firme ed inoltre senza cittadini, comitati e movimenti tra i promotori – nonché il breve tempo di propaganda dovuto all’anticipo della data al 17 aprile anziché l’accorpamento con le amministrative a Giugno, non ha aiutato a raggiungere l’obiettivo. Come insegnano i referendum del 2011, tra tutti quelli sull’Acqua, la proposta popolare rimane la modalità da seguire.

Abbiamo appena passato un’altra tappa di questo lungo percorso e Taranto, la Puglia e la Basilicata hanno risposto, l’era delle fonti fossili sta giungendo al termine e nuove iniziative già al vaglio, tra cui molte proposte popolari, presto verranno presentate o sono già in atto perchè la Democrazia non si esercita solo una volta all’anno, ma si realizza quando la partecipazione popolare è continua. Presto sostituiremo le politiche delle fonti fossili con politiche di risparmio ed efficientamento energetico degli edifici, fonti di energia rinnovabili diffuse e mobilità sostenibile. Ora tocca concentrarsi rispetto il progetto Tempa Rossa che passa per competenza anche in capo alla Regione Puglia e contro le 4 istanze nel Golfo di Taranto, 3 di Ricerca di ENI ed ENEL ed 1 di Prospezione della Schlumberger. Tre di queste prevedono l’utilizzo dei micidiali Air-Gun che potrebbero danneggiare le specie protette come Cetacei e Delfini e allontanare le specie ittiche indispensabili per attività come la Pesca.

Triv in mare: 2015, più del 50% del gas estratto, non soggetto a royalties!

30 concessioni di coltivazione non pagheranno neanche 1 euro

Beni Comuni Taranto sulla base dei dati diffusi dal Ministero dello Sviluppo Economico, ha calcolato il quantitativo di gas estratto in mare esente da royalties scoprendo che nel 2015 più del 50% di GAS estratto in mare è esente da Royalties. La notizia ha dell’incredibile ma la conferma si trova direttamente elaborando i dati pubblicati sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, sulla pagina dedicata alla Produzione nazionale di idrocarburi.

In tutto il mare italiano nel 2015 si sono estratti circa 4,5 miliardi di metri cubi di gas (4.525.837.702 smc) di cui però solo 2,25 miliardi di mc (2.259.076.643 smc) sono soggetti a royalties. Più di 2,26 miliardi di mc (2.266.761.059 smc), più 50%, sono invece quelli esenti e che quindi non comportano nessun rientro economico per lo Stato Italiano.

Produzione nazionale idrocarburi mare

Non è una dimenticanza delle multinazionali ma è l’effetto della normativa italiana che prevede un quantitativo gratuito garantito. Ai sensi dell’articolo 19 del Decreto Legislativo 25 novembre 1996, n. 625, infatti, per l’estrazione di Gas in mare c’è una quota annuale di produzione esente da royalties per i primi 80 milioni di mc per ogni concessione. Nel 2015 sono state 17 le concessioni in mare che hanno prodotto più di 80 milioni di mc di gas mentre sono ben 30 le concessioni che non sono arrivate a produrre fino a questa soglia e non pagheranno neanche 1 euro di royalties. Anche per il petrolio le cose non vanno tanto meglio, il “quantitativo gratuito garantito” in mare esente da royalties è di 50 mila tonnellate per ogni concessione e nel 2015 su un totale di circa 750 mila tonnellate prodotte, circa 293 mila tonnellate di greggio sono gratuite!

Indicazioni generali sulle royalties applicate alle produzioni di idrocarburi

Nella seguenti tabelle potete vedere quante sono le concessioni in mare di Gas e petrolio suddivise tra quelle che hanno prodotto più del quantitativo minimo gratuito e quelle che ne hanno prodotto meno.

concessioni e royalties 2015 mare

concessioni e royalties 2015 mare olio

Occorre ricordare che in Italia, i giacimenti di idrocarburi sono patrimonio indisponibile dello Stato (articolo 826 c.c.). Tuttavia lo Stato non si impegna direttamente nella ricerca e nel loro sfruttamento, che lascia in concessione ad imprese private che con questi grandi sconti si impadroniscono del petrolio e gas e lo rivendono a caro prezzo ai cittadini. Ci si chiede come mai mentre le multinazionali degli idrocarburi hanno un “minimo gratuito garantito”, lo stesso concetto non avviene applicato alle bollette del gas ed energia che ogni mese milioni di italiani sono costretti a pagare con grandissimi sacrifici, pena la sospensione del servizio.

Le royalties sono comunque un palliativo e a prescindere dal loro valore e non risolvono il problema perchè insistono sulla logica di compensare per un disagio arrecato ma il disagio è troppo rilevante in termini di inquinamento, salute e perdita di risorse. Non bisogna farsi accecare e mettere a rischio ambiente e salute per qualche ritorno economico, qualunque esso sia, figuriamoci se di bassa entità come per le royalties. A dimostrazione di quanto detto, basta vedere la Basilicata che è la Regione in Italia che incassa il maggior gettito dalle royalties, eppure è tra le Regioni più povere e diversi studi sanitari negli anni hanno registrato un’anomala crescita di patologie riconducibili anche all’eccesso di esposizioni da inquinanti. L’unica soluzione è cambiare completamente il modello energetico puntando sulle fonti di energia rinnovabili diffuse e sulla riqualificazione degli edifici per renderli a risparmio energetico. Bisogna abbandonare la politica energetica fossile, perché obsoleta, rischiosa e non porta alcun giovamento ai cittadini italiani.

Gettito royalties anno 2015 Basilicata

Cs: Caso Guidi-TEMPA ROSSA

Beni Comuni Taranto ha aderito al Coordinamento No Triv – Terra di Taranto e al nazionale Comitato del Referendum 17 aprile “Vota SI per fermare le Trivelle” entrando quindi attivamente nella campagna referendaria per il 17 Aprile al fine di portare i cittadini a votare SI per la difesa del Mare, contro le trivellazioni.

Per tanto Beni Comuni Taranto diffonde il Comunicato Stampa congiunto del Coordinamento No Triv – Terra di Taranto in merito agli scandali che hanno travolto il Governo Renzi e hanno portato alle dimissioni del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi per aver agevolato indirettamente le attività imprenditoriali del fidanzato Gianluca Gemelli in seguito ad un emendamento approvato che riguarda il progetto Tempa Rossa, soprattutto nella fase terminale che si realizza a Taranto. Il progetto Tempa Rossa a Taranto avrà delle ripercussioni ambientali e sociali devastanti, così come denunciato dal Comitato Legamjonici e condiviso dalla cittadinanza tarantina. L’emendamento è stato proposto una prima volta di notte durante la discussione dello Sblocca Italia (DL 133-2014) ma subito sventato grazie alla parlamentare Mirella Liuzzi che ne ha subito denunciato la gravità e ha diffuso il seguente video pirata proprio in diretta dalla commissione. Purtroppo due mesi dopo, durante la discussione della Legge di Stabilità 2015, l’emendamento è stato reinserito al Senato e approvato con voto di fiducia con 162 favorevoli e 37 voti contrari. Il successivo passaggio alla Camera ha avuto 337 voti favorevoli e 116 contrari e 2 astenuti.

di seguito il Comunicato:

È di ieri la notizia che Gianluca Gemelli, compagno del Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, è stato iscritto nel registro degli indagati nell’inchiesta che ha portato all’arresto di cinque funzionari Eni a Viggiano, in provincia di Potenza. Secondo gli inquirenti, egli è responsabile di “traffico di influenze” poiché, sfruttando la relazione con il ministro, indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total, “vantaggi economici”. Nelle intercettazioni riportate, infatti, il Gemelli, conversando con il ministro, “apprendeva da costei che sarebbe stato reinserito nella legge di stabilità un ‘emendamento’”. Si tratta del Numero progressivo 2.9818 e individuabile nell’emendamento al disegno di Legge n. 2619-bis-B, corrispondente a quello che nell’originario testo del decreto Sblocca Italia riportava il 00.37.52 del Governo.

L’emendamento era volto a inserire le opere relative al trasporto e allo stoccaggio di idrocarburi nel testo originario del decreto “Sblocca Italia” e bocciato il 17 ottobre 2014 durante la discussione in commissione parlamentare. L’emendamento fu poi reinserito nella Legge di stabilità del 2015, stabilendo che tanto per le infrastrutture e gli insediamenti strategici, quanto per le opere necessarie al trasporto, allo stoccaggio, al trasferimento degli idrocarburi in raffineria e, più in generale, per le opere strumentali allo sfruttamento degli idrocarburi – quand’anche localizzate al di fuori del perimetro delle aree date in concessione di coltivazione – le autorizzazioni relative debbano essere rilasciate d’intesa con le Regioni interessate, secondo una procedura semplificata da far valere nell’esercizio del potere sostitutivo dello Stato in caso di mancato accordo con le Regioni.

emendamento tempa rossa stabilità 2015

La proposta referendaria che mirava ad abrogare la possibilità che, per le ipotesi citate, lo Stato potesse esercitare il potere sostitutivo secondo la procedura semplificata disciplinata dalla legge n. 239 del 2004 è ora accolta dal Governo nel pacchetto di emendamenti alla legge di stabilità in vigore il 1° gennaio 2016.
Il progetto ‘’Tempa Rossa’’, com’è noto, prevede lo stoccaggio e la movimentazione di 2,7 milioni di tonnellate annue di greggio estratto dall’omonimo giacimento in Basilicata. Tale greggio sarà poi stoccato in due enormi serbatoi situati nella raffineria di Taranto e trasportato verso altre raffinerie. Questo comporterà un imponente aumento del traffico di petroliere in Mar Grande, nel Golfo di Taranto, ed avrà conseguenze di natura ambientale sia in fase di stoccaggio sia in fase di movimentazione, oltre a determinare un aumento del rischio di incidenti rilevanti.

Il provvedimento adottato il 30 novembre scorso dal dirigente del Ministero dello sviluppo economico, relativo al progetto “Tempa Rossa”, costituisce l’ultimo atto che precede il rilascio dell’autorizzazione definitiva per l’adeguamento delle strutture della raffineria di Taranto. L’autorizzazione all’adeguamento della raffineria utile alla realizzazione del progetto Tempa Rossa, attualmente deve essere rilasciata previa intesa con la Regione Puglia.
Alla luce dei gravi fatti oggetto di dibattito a livello nazionale e che hanno coinvolto il Ministro Federica Guidi, che nel frattempo ha dato le dimissioni, chiediamo al Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano di esprimere pubblicamente la propria contrarietà al progetto Tempa Rossa essendo chiamato a rappresentare le istanze dei territori, dei cittadini, delle associazioni, come atto di responsabilità e per coerenza oltre che politica anche di intento, essendo la Puglia tra le regioni promotrici del referendum contro le trivelle che si svolgerà il 17 aprile prossimo.

Taranto 01/04/2016

Coordinamento No Triv – Terra di Taranto

Cs: Porto a Pulsano: Beni Comuni Taranto invia osservazioni al Demanio Marittimo.

Con il Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 168 del 31/12/2015 è stata pubblicata l’istanza di concessione demaniale marittima trentennale per la realizzazione e la gestione di un porto turistico a Pulsano da parte del “Gruppo Immobiliare s.r.l. Ritorna la proposta di porto turistico a Pulsano già bocciata due volte per gli evidenti impatti ambientali e sociali. Ai sensi dell’art. 4 del DPR 509/97, Beni Comuni Taranto ha presentato osservazioni al Demanio illustrando motivazioni rilevanti per negare la concessione.

<<L’artificializzazione della costa (con la costruzione di moli, porti turistici, strutture per la balneazione) provoca un’accresciuta erosione costiera con conseguente degrado del paesaggio del litorale>>. Non sono parole di Beni Comuni Taranto” – dichiara il fondatore Giovanni Vianello – “ma è quello che si legge nel Piano Paesaggistico Regionale della Regione Puglia in merito alla litoranea tarantina per cui cittadini e amministratori devono riflettere, per questo abbiamo inviato 16 pagine di osservazioni al Demaniolocalizzazione mappa compressa

“La proposta prevede un enorme molo che invaderà il mare in direzione del posidonieto protetto per legge oltre ad opere in terra in un’area già dichiarata di notevole interesse pubblico dal Decreto Ministeriale dell’agosto del 1985. La costa è stata definita come erodibile e nell’area vi sono i vincoli di territorio costiero, idrogeologico, boschi, aree di rispetto dei boschi, SIC mare, immobili e aree di notevole interesse pubblico, strada panoramiche. Inoltre manca completamente la pianificazione, infatti non risulta ancora esser stata fatta una Valutazione Ambientale Strategica per l’intera area e anche il discusso PUG di Pulsano in quel preciso punto non prevede la realizzazione di un porto. Le criticità, gli obiettivi generali e specifici dello scenario strategico e le relative azioni e progetti, rendono questo porto incompatibile visti anche gli indirizzi e le competenze a cui il Demanio Marittimo deve attenersi.”

“Bisogna anche ricordare che sulla costa pulsanese ci sono già due aree portuali esistenti per cui non si comprende perché la costa tarantina debba esser ancora aggredita in una zona vergine con boschi e scogliere. Le Dinamiche di trasformazione e i fattori di rischio connessi, già messi in risalto dallo stesso PPTR, ci fanno comprendere che questa proposta è irricevibile. Inoltre il porto interesserebbe la già trafficata litoranea che nei periodi estivi riscontra notevoli problemi. Nella zona non c’è e non potrebbe mai realizzarsi per ovvie ragioni, un grande parcheggio al servizio del porto quindi si potrebbe compromettere definitivamente la viabilità a causa di prevedibili e difficoltose manovre dei veicoli in entrata e uscita dai parcheggi e lunghe code con conseguente incremento dell’inquinamento atmosferico, nonché aumento di rischi di incidentalità, il tutto su una strada (la SP 122) dichiarata “panoramica” e dove si dovrebbe sviluppare la mobilità dolce e non il traffico veicolare!”

cassiopea compressa“Vi sono poi criticità di carattere finanziario ed economico in quanto il progetto di un porto di queste dimensioni prevede un investimento di diversi milioni di euro per cui ci si chiede come può una società con capitale sociale di soli 90 mila euro affrontare tale investimento? Con che garanzie? Troppo spesso il mantra delle infrastrutture che portano turisti si è rivelato privo di fondamento comportando invece consumo di territorio, con problemi idrogeologici di non poco conto, sperpero di denaro e cattedrali nel deserto proprio perché non pianificato con corrette analisi costi-benefici. Al contrario, invece,” – conclude Beni Comuni Taranto – “è necessario ribadire che i turisti ricercano i luoghi incantevoli marini e terrestri per passare le proprie vacanze, luoghi come quello della costa tarantina che purtroppo è già stata cementificata in maniera sconsiderata, ulteriori cementificazioni potrebbero far scappare definitivamente il turismo di qualità!”

Alex Zanotelli: Il petrolio resti sotterra!

Diffondiamo questo appello di Padre Alex Zanotelli missionario comboniano e grande difensore dei Beni Comuni in merito al referendum del 17 aprile 2016 sulla durata dei titoli minerari abilitativi per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare entro le 12 miglia dalle linee di costa e dalle aree protette.

IL PETROLIO RESTI SOTTOTERRA!

Il 17 aprile dobbiamo tutti/e  prepararci ad andare a votare il nostro SI’per il Referendum, proposto da nove regioni e dai comitati No Triv . (Ricordiamoci che si tratta di un Referendum abrogativo di una legge del governo Renzi sulle trivellazioni petrolifere, per cui è da votare SI’ all’abrogazione!) La sola domanda referendaria su cui dovremo esprimerci  sarà : “Si può estrarre petrolio fino all’esaurimento dei pozzi autorizzati che si trovano lungo le coste italiane entro le 12 miglia?” Inizialmente erano sei le domande referendarie proposte dalle nove regioni (Basilicata, Puglia, Molise, Veneto, Campania, Calabria, Liguria, Sardegna e Marche). Ma la Cassazione ha bocciato l’8 gennaio le altre cinque domande perché il Governo Renzi, nel frattempo, aveva furbescamente riscritto due commi del Decreto Sblocca Italia 2016. Per cui  ne rimane una sola. Le ragioni date dai comitati NO TRIV per votare SI’ sono tante: il pericolo di sversamenti di petrolio in mare con enormi danni alle spiagge e al turismo, il rischio di movimenti tellurici legati soprattutto all’estrazione di gas e l’alterazione della fauna marina per l’uso dei bombardamenti con l’aria compressa.  zanotelli

Ma la ragione fondamentale per votare SI’ è ,che se vogliamo salvarci con il Pianeta, dobbiamo lasciare il petrolio ed il carbone là dove sono, cioè sottoterra! Il Referendum ci offre un’occasione d’oro per dire  NO alla politica del governo Renzi di una eccesiva dipendenza dal petrolio e dal carbone per il nostro fabbisogno energetico. Gli scienziati ci dicono a chiare lettere, che se continuiamo su questa strada, rischiamo di avere a fine secolo dai tre ai cinque centigradi in più. Sarà una tragedia!

 Papa Francesco ce lo ripete in quel suo appassionato Laudato Si’:”Infatti la maggior parte del riscaldamento globale è dovuto alla grande concentrazione di gas serra emessi soprattutto a causa dell’attività umana. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo dei combustili fossili(petrolio e carbone) che sta al centro del sistema energetico mondiale.” Il Vertice di Parigi sul clima , il cosidetto COP 21, dello scorso dicembre , lo ha evidenziato , ma purtroppo ha solo invitato gli Stati a ridurre la dipendenza da petrolio e carbone. E così gli Stati, che sono prigionieri dei poteri economico-finanziari, continuano nella loro folle corsa verso il disastro. Per questo il Referendum contro le trivellazioni diventa un potente grimaldello in mano al popolo per forzare il governo Renzi ad abbandonare l’uso dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili.  

Trovo incredibile che il governo Renzi non solo non abbia obbedito a quanto deciso nel vertice di Parigi, ma che non abbia ancora calendarizzato la discussione parlamentare per sottoscrivere gli impegni di Parigi entro il 22 aprile. In quel giorno infatti le nazioni che hanno firmato l’Accordo di Parigi si ritroveranno a New York per rilanciare lo sforzo mondiale per salvare il Pianeta. Sarebbe grave se mancasse l’Italia.

Per questo mi appello alla Conferenza Episcopale Italiana perché, proprio sulla spinta di Laudato Si’, inviti le comunità cristiane ad informarsi su questi temi vitali per il futuro dell’uomo e del Pianeta, e votare quindi di conseguenza.

Mi appello a tutti i sacerdoti perché nelle omelie domenicali spieghino ai fedeli la drammatica crisi ecologica che ci attende se continueremo a usare petrolio e carbone.

Mi appello alle grandi associazioni cattoliche (ACLI, Agesci, Azione Cattolica…) a mobilitare i propri aderenti perché si impegnino per la promozione del SI’ al Referendum.

“Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti….Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i vescovi del Sudafrica” I talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio.”

Diamoci da fare tutti/e, credenti e non, per arrivare al Referendum con una valanga di SI’ per salvarci con il Pianeta.

Alex   Zanotelli

Napoli,14 marzo 2016

 

Giù le mani dall’acqua. Non in mio nome!

Inoltriamo la comunicazione del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua in merito allo stravolgimento dei principi della Proposta di Legge di ripubblicizzazione del servizio idrico in Italia, avvenuto in questi giorni nella Commissione Ambiente della Camera dei Deputati.
Invito alla conferenza stampa
 

Giù le mani dall’acqua

Non in mio nome!

Anch’io ritiro la firma dalla legge sull’acqua

 
Giovedì 17 marzo, ore 14.30
Sala stampa della Camera dei Deputati
(Palazzo Montecitorio, Via della Missione, 4)

La Commissione Ambiente della Camera, oggi. proseguirà l’esame della proposta di legge “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico, nonché delega al Governo per l’adozione di tributi destinati al suo finanziamento” (Atto Camera 2212).

Ieri, però, si è fatto un passaggio dirimente.
E’ stato approvato l’emendamento presentato dalla maggioranza tramite il quale si sopprime l’art. 6 che disciplinava i processi di ripubblicizzazione della gestione dell’acqua.
Di fatto si è svuotato e stravolto l’impianto generale del testo e ne sono stati travisati i principi essenziali.

Ciò è gravissimo anche perchè si snatura una proposta di legge che ha una storia e un percorso peculiare, essendo nata come d’iniziativa popolare e depositata, in versione aggiornata, a marzo 2014.

Ciò, inoltre, si configura come un disconoscimento del percorso dell’intergruppo parlamentare per l’acqua bene comune che aveva tra i suoi impegni la sottoscrizione di suddetta legge.

Alla luce di queste considerazioni abbiamo chiesto agli aderenti all’intergruppo di ritirare la propria firma da tale proposta di legge visto che nella versione attuale non si riconoscono più i principi ispiratori che hanno portato alla sua sottoscrizione.

Infatti, contrasta esplicitamente con l’esito del referendum 2011, con gli impegni condivisi da coloro che hanno deciso di aderire all’intergruppo parlamentare per l’acqua, oltre a consolidare un’impostazione che assoggetta l’acqua alle regole del mercato e della concorrenza.

Contemporaneamente, ha iniziato il suo iter il Testo Unico sui servizi pubblici locali, decreto attuativo della Legge Madia n. 124/2015; un manifesto liberista, che prevede l’obbligo di gestione dei servizi pubblici locali a rete attraverso società per azioni e ne vieta le gestione pubblica tramite azienda speciale, oltre a ripristinare l’”adeguatezza della remunerazione del capitale investito” nella composizione della tariffa, nell’esatta dicitura che 26 milioni di cittadini avevano abrogato.

Invitiamo, dunque, a partecipare alla alla conferenza stampa in programma giovedì 17 marzo alle 14.30 presso la sala stampa della Camera dei Deputati (Palazzo Montecitorio, Via della Missione, 4).

Roma, 16 Marzo 2016.

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua​

Partono i referendum sociali: scuola pubblica, blocca inceneritori, trivelle zero e beni comuni

Diffondiamo il comunicato stampa  redatto a seguito dell’assemblea nazionale avvenuta il 13 marzo 2016 a Roma.

Partono i referendum sociali: scuola pubblica, blocca inceneritori, trivelle zero e beni comuni

Ieri partecipatissima assemblea nazionale a Roma, giovedì 17 il deposito dei primi quesiti in cassazione, per una primavera di diritti e di democrazia

Partono i Referendum sociali per la scuola pubblica, per bloccare il Piano nazionale inceneritori, per l’opzione “Trivelle zero” in Italia e per la difesa dei beni comuni.

Ieri a Roma al Cinema Palazzo si è svolta una partecipatissima assemblea nazionale con centinaia di persone provenienti da tutta Italia che ha dato avvio alla nuova stagione referendaria.

Da giovedì prossimo 17 marzo si avvierà il deposito dei primi quesiti alla Cassazione per far partire la raccolta delle firme con un evento unitario e diffuso il 9 e 10 aprile che darà vita alla campagna nazionale di mobilitazione che si chiuderà entro il 9 luglio prossimo.

L’obiettivo è superare le 500.000 firme necessarie per tutti i sei quesiti referendari già in campo, oltre quelli contro la privatizzazione dei beni comuni in via di definizione, per andare al voto nella primavera del 2017.

L’approvazione dei principali provvedimenti governativi, dalla Buona Scuola allo Sblocca Italia, con cui si è attaccato il ruolo della scuola pubblica, privatizzati i beni comuni e i servizi pubblici, aggredito l’ambiente, a partire dalle trivellazioni e da un autoritario aumento di nuovi inceneritori ed abbattuti i diritti del lavoro, ha innescato un crescente percorso di lotta che sostiene un opposto modello di sviluppo fatto di tanti comitati, movimenti, sindacati, associazioni che hanno iniziato ad incontrarsi in numerose assemblee sul territorio, da Bologna a Pescara, da Ancona a Napoli ed a Roma.

Si è pertanto formalizzata ieri l’alleanza sociale tra i movimenti per la scuola pubblica, per l’acqua bene comune, contro la devastazione ambientale che si oppone alle trivellazioni e contro il piano nazionale per vecchi e nuovi inceneritori che insieme chiedono di puntare ad una società “democratica” che investa sul valore della scuola pubblica, sulla sostenibilità ambientale e la difesa della salute pubblica, sulla gestione pubblica dei servizi locali, sul lavoro stabile e sul diritto al reddito che veda la piena attuazione del dettato costituzionale, e non il suo smantellamento.

L’iniziativa incrocia infatti il tema della democrazia e della sua espansione, che altro non è se non il rovescio della medaglia dell’affermazione dei diritti fondamentali. La nostra stagione dei referendum sociali, pur nella sua dimensione autonoma, vuole contribuire anche alla campagna per il NO alla controriforma istituzionale, con la convinzione che parlare di democrazia non significa ragionare puramente di architettura istituzionale ma del potere che hanno le persone di decidere sulle scelte di fondo che riguardano gli assetti della società.

Proprio perché non pensiamo che la nostra iniziativa sia autosufficiente e esaustiva delle battaglie in corso ci sentiamo fortemente impegnati per l’affermazione del Sì al referendum contro la prosecuzione indefinita delle concessioni in mare entro le 12 miglia del prossimo 17 aprile, così come nella preparazione e nella buona riuscita della manifestazione nazionale contro il TTIP prevista per il 7 maggio.

Per quanto riguarda il Jobs Act, provvedimento che ha la stessa matrice di quelli oggetto del nostro intervento, non rinunciamo né all’idea che, progressivamente, si possa costruire un intreccio sempre più stretto tra le questioni che oggi sono al centro dell’iniziativa e il tema del lavoro, né alla nostra autonomia di giudizio e di iniziativa anche su questo tema, una volta conosciuti gli eventuali quesiti referendari promossi dalla CGIL.

Si apre quindi una stagione di grande impegno sociale, che mobiliterà sui grandi temi della Costituzione materiale tante persone nei territori affermando un’altra idea di modello sociale e di democrazia.

L’intervento introduttivo completo all’Assemblea di Roma può essere letto qui: http://wp.me/p78jxh-zx

Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

Movimento per la scuola pubblica

Campagna “Stop devastazioni”, per i diritti sociali ed ambientali

Comitato Sì Blocca InceneritoriBanner_referendum_sociali